Recensione “Frost/Nixon” (2008)

Un’intervista solitamente è un colloquio che un giornalista ha con una persona dalla quale desidera ottenere informazioni o dichiarazioni. Questo è un modo per dirlo, questo è quello che sembra. Delle volte dietro ad un’intervista però si nasconde uno scontro psicologico, un incontro di boxe, una lotta tra caratteri, personalità, senza esclusione di colpi. In quest’ottica il britannico David Frost, presentatore televisivo degli anni ’70, si presenta come lo sfidante, il giovane di belle speranze che cerca il colpaccio contro il campione dei pesi massimi, Richard Nixon, ex-presidente statunitense, che sente dalla sua l’opportunità di riabilitare la sua immagine agli occhi del popolo americano, indignato e tradito dallo scandalo Watergate che obbligò Nixon a dimettersi dalla sua carica politica nel 1974. Le parole che Richard Nixon rilasciò nel 1977 alle telecamere di David Frost divennero l’intervista con più audience della storia della televisione statunitense, basti pensare al fatto che Nixon, per motivi di salute, non fu presente al processo sul Watergate, procurando l’indignazione degli americani che non ebbero la soddisfazione di vedere l’uomo che li aveva traditi sul banco degli imputati.

Ron Howard, nel mezzo dei blockbuster tratti da Dan Brown (“Angeli e Demoni” uscirà in Italia a maggio), riesce a girare una pellicola di grande spessore storico e giornalistico, un gioiello di rara bellezza, affascinante come un film d’azione, dove al posto di battaglie fisiche avvengono soltanto imperdibili scontri verbali. L’intervista tra Frost e Nixon avviene in quattro giorni separati, in cui l’argomento Watergate può essere toccato soltanto nell’ultimo di questi incontri. Una sfida all’ultimo round: Nixon inizialmente schiaccia il suo interlocutore/sfidante utilizzando le sue armi preferite: personalità, aneddotica, carattere, decisione. Come suggerisce Jack Brennan, capo dello staff di Nixon (interpretato da Kevin Bacon), durante la prima intervista Frost sembra lo sfidante che si rende conto dell’insuperabile montagna che ha di fronte, l’illuso che ha appena compreso che tutte le speranze e i sogni che aveva preparato nei mesi precedenti sono in fumo. Richard Nixon infatti chiude all’angolo Frost come un toro scatenato, alternando leggerezza e decisione, rendendo credibile la sua posizione su ogni argomento scottante (il Vietnam, ad esempio) e permettendo alla sua immagine di uscirne a testa alta, da vero presidente degli Stati Uniti d’America. La straordinaria tensione della pellicola è tutta riposta nell’attesa per il quarto round, quell’ultima parte in cui Frost dovrà tirare fuori il meglio di sé, e il peggio di Nixon. E quest’ultima parte, statene certi, vale da sola il film.

Ron Howard si ricopre di nomination, grazie ad un film che fa il paio con il memorabile “Tutti gli uomini del presidente” di Pakula, il film fondamentale sul Watergate, uscito proprio un anno prima dell’intervista tra Frost e Nixon. Un’intervista che, grazie a Ron Howard, ridefinisce la concezione di action-movie, dove però è la parola a dominare.

pubblicato su Livecity


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Comments

5 risposte a “Recensione “Frost/Nixon” (2008)”

  1. Avatar cinescopio

    u si voglio proprio vederlo..
    ely

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  2. Avatar Lessio

    per ora (insieme a milk) è il film migliore uscito nel 2009

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  3. Avatar cinemaleo

    Un film che ha il pregio di fornire una perfetta analisi psicologica di due esseri umani che hanno bisogno uno dell’altro in un momento cruciale della propria vita. Ritratti dalla grande umanità, convincenti nelle loro innumerevoli sfumature e nei confronti dei quali completa risulta l’empatia dello spettatore (impossibile non provare alla fine un senso di pietà per un uomo che fu l’emblema dell’orgoglio e dell’illusione del potere).

    Non è un biopic ma un affresco del cinismo, dei compromessi, degli inganni e del machiavellismo privo di scrupoli che si celano dietro la politica e soprattutto dell’importanza e del potere dei massmedia e della tv in particolare.

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  4. Avatar mizza

    bellissima recensione, e sono d’accordo anche sulle virgole e sui punti. un film di spessore, personaggi caratterizzati in modo eccellente ed inoltre, come dissi in altri lidi, dedico un applauso anche al doppiatore di nixon: una voce incantevole, adattissima.

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  5. Avatar utente anonimo

    Bel film, era tra i miei preferiti agli oscar, anche per l’ottima intepretazione di Frank Langella

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