Prima settimana del nuovo anno da dedicare a qualche bel classico, che non fa mai male. Ormai è un’abitudine, nel momento in cui programmo un viaggio comincio a vedermi e rivedermi automaticamente film ambientati nella città in cui andrò. Tra qualche settimana sarò a New York e dunque preparatevi a capitoli pieni di Woody Allen, Scorsese e Spike Lee…
I GUERRIERI DELLA NOTTE (1979): Cult di Walter Hill, è un capolavoro e spero che tutti lo sappiate. Non è di questo che parlerò dunque, ma per una volta lasciatemi applaudire l’adattamento italiano del film: era la prima volta che vedevo il film in lingua originale e, conoscendo a memoria la versione italiana, ho scoperto qualcosa di interessante. In italiano il film è molto più volgare, e dunque più credibile, visto che si tratta di bande di ragazzotti disadattati che vagano per la notte newyorkese. Ad esempio la storica frase “Tu fai solo parte di quello che mi è capitato stanotte, ed è tutto merda” in inglese finisce con “ed è tutto brutto”, e di esempi così ce ne sono parecchi. Inoltre ho trovato favolosa l’intuizione di cambiare l’originale “ti infilo il bastone dietro e ti faccio diventare un ghiacciolo”, con “e ti sventolo come una bandiera” della versione italiana. Film di rara bellezza, Tony Scott sta preparando un remake giusto per infangarne la memoria.
MANHATTAN (1979): New York era la sua città e la sarebbe sempre stata. Altro film ambientato nella Grande Mela e altro film del 1979, ma totalmente differente. I film di Woody Allen, quelli di quel periodo grandioso almeno, sono sempre un po’ così, ti fanno compagnia come un amico fidato che ti fa ridere quando sei triste e ti risolleva quando hai l’umore a terra. So che quando andrò a New York dovrò assolutamente farmi una foto per omaggiare la locandina di questo splendido film, dove l’amore non è mai adulto, ma quale amore lo è? Forse capolavoro è una parola troppo abusata, ma in questo caso è meglio dirlo una volta di più che una di meno.
TICKETS (2005): Il film è composto da tre episodi (diretti da Olmi, Kiarostami e Loach) e io ho visto solo l’ultimo, diretto da Ken Loach. Adoro il suo cinema, così vicino alla working class e allo stesso tempo pieno di ironia, spontaneo, genuino. Divertente seguire l’avventura di questi tre tifosi del Celtics in viaggio verso Roma e scoprire con mia grande sorpresa che sono salvati da un gruppo di tifosi della Magica. La classe operaia umile e generosa che aiuta chi ne ha bisogno a dispetto del potere. Bello, ma vorrei recuperare i due episodi iniziali prima di dare un giudizio completo.
UNA VITA DIFFICILE (1961): Il mio film preferito con Alberto Sordi, e già questa è una sentenza piuttosto importante. L’Italia dalla guerra fino al boom, passando per alcuni momenti storici come il referendum Monarchia/Repubblica (una scena strepitosa), la morte di Togliatti. La battaglia personale di un giornalista che non si è mai piegato al potere, nonostante la tentazione dei soldi, del futuro assicurato, e le pressioni di moglie e suocera alle quali Albertone risponde: “Ma come, io vivo a Roma, vado a vivere a Cantù Cermenate??”. La scena sul lungomare di Viareggio, con le urla disperate del protagonista mentre sputa alle macchine che gli sfrecciano accanto, vale da sola la storia del cinema: “Ma che ce venite a fa in Italia, è tutto uno schifo!”. 1961, quanti anni sono passati? Ecco, non è cambiato niente!
TAMARA DREWE (2010): Finalmente ritorno al cinema dopo oltre un mese di digiuno (intervallato da proiezioni stampa che però non posso definire “serate al cinema”). Il nome di Stephen Frears, autore del mio amato “Alta Fedeltà”, è bastato a spingermi in sala senza neanche leggere la trama. Il film è onestamente molto carino, divertente, c’è un potenziale irresistibile che sarebbe stato bello vedere nelle mani di Woody Allen (ancora lui!): sarebbe stata una storia perfetta per le battute di Woody, ma anche nelle mani di Frears ne è uscito fuori comunque un bel film.
pubblicato su Livecity
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