Recensione “Gainsbourg – Vie Heroique” (2010)

«Era il nostro Baudelaire, il nostro Apollinaire; ha elevato la canzone al livello di arte». Le parole di François Mitterrand rendono bene l’idea della grandezza e dell’importanza di Serge Gainsbourg non solo per la musica francese, ma per la cultura nazionale. Il cantautore (termine alquanto riduttivo in questo caso), scomparso nel 1991, rivive sul grande schermo grazie alla coraggiosa opera prima di Joann Sfar, di professione disegnatore, autore della graphic novel dalla quale ha tratto il film. Geniale, irriverente, scaltro, a tratti surreale: gli aggettivi si sprecano quando si parla di Gainsbourg, e la bravura del regista è nella consapevolezza di dover associare ognuno di questi aggettivi all’atmosfera del film. Ed è grazie all’uso dosato e mai fastidioso di questa geniale irriverenza che Eric Elmosnino, oltre ad un’incredibile somiglianza, riesce a ridar vita al mito Gainsbourg, attraverso un’interpretazione a tratti sorniona, ma esplosiva nella sua perfezione.

Il film dipinge la vita di Serge Gainsbourg dall’infanzia parigina durante l’occupazione nazista fino ai suoi ultimi anni. La sua ambizione artistica dapprima come pittore, ed in seguito al pianoforte, dove comincia a farsi notare anche grazie all’influenza di Boris Vian. Il mito cresce insieme a lui, ed ecco arrivare il grande amore per Brigitte Bardot (Laetitia Casta perfetta), il matrimonio con Jane Birkin, il periodo giamaicano, sempre accompagnato dai fantasmi del suo passato e dalla geniale trovata di un alter-ego mostruoso ma allo stesso tempo terribilmente umano.

In un biopic su Gainsbourg non può mancare di certo una grande colonna sonora: in sottofondo scorrono alcune delle più celebri canzoni del cantautore, spesso ergendosi a protagoniste delle scene, come nel caso di “La Javanaise“, “Comic Strip”, “Chez les Yé-Yé”, “Aux Armes et cetera” ed ovviamente “Je t’aime moi non plus”; talvolta utili nel sottolineare le immagini (Brigitte Bardot è magnificamente introdotta dalle note di “Initials B.B.”, che accompagna anche la disperazione per la fine della loro storia), in altri casi appena accennate come ad esempio “Requiem pour un con” o “L’Homme à Tête de Chou”. Un film originale seppur lineare, ironico e a tratti geniale, immerso costantemente nel fumo di una sigaretta, che avvolge il protagonista come fa la sua musica con lo spettatore. In Italia non lo vedremo mai in sala, peggio per noi.

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4 commenti Aggiungi il tuo

  1. paveloescobar ha detto:

    Come?
    Questo film non lo hanno fatto vedere in Italia???
    Che palle……
    comunque di Jane Birkin ho visto "Delitto sotto il sole" dove lì la ricordo in modo chiaro, un pò meno nel film "Assassinio sul Nilo"…….
    non ho visto "Blow-up"…….
    ma secondo te non è curioso il matrimonio tra un francese e una inglese?
    Buon weekend! 

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  2. Lessio ha detto:

    Penso che nessun francese possa resistere ad un'inglese splendida come Jane Birkin… Cerca di recuperare il film, è molto bello. A presto

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  3. utente anonimo ha detto:

    scusate dove posso trovare il film?

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  4. Lessio ha detto:

    se capisci il francese lo puoi comprare in dvd (su amazon costa 9 euro), altre vie non credo ci siano (non c'è neanche in streaming credo).

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