Recensione “One Day” (2011)

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Tratto dal bestseller omonimo di David Nicholls e diretto da Lone Scherfig, già regista dell’ottimo An Education, One Day è una storia d’amore dal retrogusto amaro e nostalgico, retta sulle spalle da due personaggi costretti ad affrontare un percorso che li metterà davanti all’inevitabilità del loro destino, delle loro vite, del tempo. Vent’anni di dolce amicizia, puntellati da risate e lacrime, abbracci e rimproveri, distanze fisiche e psicologiche, il tutto osservato attraverso lo stesso giorno, il 15 luglio, anno dopo anno. Diviso tra Edimburgo, Londra e Parigi, One Day attraversa vent’anni di due persone mostrando in sottofondo i cambiamenti di una società, accennati attraverso piccoli dettagli e le azzeccate hit musicali del periodo, che ben ricreano le atmosfere in cui si svolgono i fatti.

Emma e Dexter si incontrano il 15 luglio del 1988, il giorno delle loro lauree, e trascorrono l’intera notte insieme, dando inizio ad un’amicizia destinata a durare per sempre. Lei è ambiziosa, brillante, piena di speranze per il futuro; lui è ricco, viziato, senza grandi idee e voglia di crescere, che vede nel divertimento continuo l’unico obiettivo della sua vita. Anno dopo anno, il 15 luglio rappresenta un crocevia essenziale del loro rapporto, fin quando i due capiranno che ciò che hanno sempre cercato e voluto in realtà era proprio il significato di quel primo, ormai lontano, 15 luglio 1988.

Un film costellato di alti e bassi, basato su un’idea piuttosto originale che però perde la sua potenza in un “colpo di scena” forzato che sembra piazzato là, ad un quarto d’ora dalla fine, come se non si fossero trovate idee migliori per risolvere i novanta minuti precedenti. Un bel finale risolleva comunque le sorti di un film ad ogni modo interessante, con una coppia di attori ben assortita (la sempre brava Anne Hathaway e il Jim Sturgess di Across the Universe). One Day racconta attraverso un espediente piuttosto originale l’evoluzione di un rapporto intessuto come un puzzle, sottolineando come il tempo a volte possa regalare una seconda occasione, senza però concedere l’opportunità di recuperare gli anni persi.

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Comments

3 risposte a “Recensione “One Day” (2011)”

  1. Avatar Ale55andra

    Come ben sai sti film mi stanno sul belin a priori…

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  2. Avatar Lessio

    questo è un po' più originale, anche se forse un altro regista sarebbe riuscito a trarre un po' di più dal potenziale del soggetto… ma non è un film imperdibile, soprattutto per te

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  3. Avatar Sergio FI
    Sergio FI

    “One Day”, storia di un amore senza tempo

    “One day”, tratto dall’omonimo best-seller di David Nicholls pubblicato in Italia da Neri Pozza editore, racconta la storia di Emma e Dexter. Un rapporto di amore-amicizia che nasce il 15 luglio 1988, per snodarsi lungo venti anni e completarsi con un (im)prevedibile epilogo. L’analisi di un percorso sentimentale di crescita, tortuoso e accidentato, nel quale le sorprese non mancheranno. I quattro lustri della storia sono ben incasellati all’interno di un racconto cinematografico che riesce a trasmettere, con rara intensità, la sublime alchimia dell’amore. Il 15 luglio è la finestra temporale che anno dopo anno servirà a fare il punto sullo stato della incespicante relazione tra i due protagonisti. La sintesi filmica non rappresenta un limite rispetto alla profondità del libro. Lo spettatore è chiamato, anzi, a riempire i vuoti temporali e riflettere sui percorsi contorti che gli umani imboccano quasi sempre nel corso della vita. “One day” è tutto fuorchè una mielosa commedia sentimentale di stampo hollywoodiano. E’, viceversa, una storia che si trascina dietro un scia di durevoli emozioni. Merito della impeccabile regia di Lone Scherfig, che ritroviamo dopo il notevole “An education”. La cineasta danese conferma anche in questa occasione di saper guidare con mano sapiente protagonisti e comprimari. La straordinaria Anne Hathaway e il convincente Jim Sturgess (già visto in “Across the universe”) danno vita con grande varietà di sfaccettature alla simbiosi di Emma e Dexter. La toccante e mai intrusiva colonna sonora di Rachel Portman (premio Oscar per “Emma”), accompagna la vicenda con levità. La fotografia crepuscolare di Benoit Delhomme aggiunge un tocco di raffinata eleganza a questa produzione inglese la cui confezione è, decisamente, di alto livello tecnico. Il film inizia a Edimburgo, all’alba del 15 luglio. Si chiude sempre a Edimburgo, al crepuscolo della stessa giornata. La scena finale, che precede i titoli di coda, rimarrà scolpita nel cuore. Nel momento in cui scende il buio e i lampioni si accendono, le strade di Em e Dex sembrano dividersi. Il loro tenero arrivederci sarà, invece, il punto di partenza di un amore senza tempo.

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