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Ultimo aggiornamento: 7 ottobre 2022
[Le valutazioni vanno da • a •••••]
Siccità: Normalmente non amo i film corali (a meno che non si tratti di Altman o Tarantino), Virzì riesce comunque a portare a casa la pagnotta con un film distopico figlio di lockdown e pandemie. I personaggi sono aridi come la città (Roma) che li ospita, dove non piove da tre anni e tutto è spiaggiato, immobile, in crisi (compreso quella sanitaria). A reggere il peso del baraccone ci sono i mostri sacri: Silvio Orlando, Claudia Pandolfi e Valerio Mastandrea. Senza infamia, senza lode.
•••
La notte del 12: “Ogni anno, la polizia giudiziaria apre 800 indagini per omicidio. Alcune non vengono mai risolte. Questo film parla di una di queste”. Un detective si muove in un caso di omicidio, tra mille sospetti e nessun colpevole. Dominik Moll, il regista, non lascia spazio né allo spettacolo né all’azione, ma alla frustrazione, al lato psicologico della vicenda, facendoci percepire lontani echi di Laura Palmer, ma vagamente anche di “Zodiac” o “Memorie di un assassino” (però alla francese). Molto bello.
•••½
Moonage Daydream: Questo meraviglioso documentario di Brett Morgen si potrebbe riassumere in sei semplicissime parole: “Quanto cazzo mi manca David Bowie”. Al di là della spinta nostalgica per uno dei musicisti più influenti di sempre, Moonage Daydream va oltre la semplice narrazione, è un’esperienza sensoriale che ispira, conquista e sconvolge lo spettatore. Quando usciamo dalla sala, dopo 130 minuti, ci sentiamo totalmente pronti ad assaporare tutto, a imparare qualcosa di diverso, ad approcciare in maniera diversa la vita che ci circonda:
se non è un miracolo questo, poco ci manca.
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Broker: Se un gruppo di persone diventano famiglia al di là del legame di sangue, e se a questa famiglia improvvisata ti affezioni, allora stai guardando il solito bellissimo film di Kore’eda. “Broker”, primo film in lingua coreana del regista giapponese, è questo e molto più. Palma d’Oro a Cannes per il miglior attore, Song Kang-ho (il padre di “Parasite”, se il nome non vi dice niente).
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Margini: Premio del pubblico alla Settimana Internazionale della Critica durante l’ultimo Festival di Venezia, il film d’esordio di Niccolò Falsetti, prodotto tra gli altri dai Manetti Bros, è divertente, scanzonato, ti costringe a fare i conti con il peso dei tuoi sogni ma sa farlo con leggerezza e vitalità. Una bella sorpresa, da vedere.
•••½
Nido di Vipere: Film coreano diretto da Kim Yong-Hoon. Tipico racconto corale incentrato su un borsone pieno di soldi e su diversi personaggi che cercano di metterci le mani sopra. Sarebbe anche carino se non sembrasse la copia, meno divertente, di un film crime di Guy Ritchie. Gli piacerebbe, per lo meno.
••½
Crimes of the Future: Il nuovo film di Cronenberg è affascinante, coinvolgente, spiazzante. Non facile da comprendere fino in fondo, ma è impossibile non restarne attratti. Viggo Mortensen splendido, Lea Seydoux e Kirsten Stewart fanno a gara di bravura. Mezzo voto in meno per il finale: avrei voluto vedere ancora di più.
•••½
Top Gun – Maverick: Il sequel del celebre cult anni 80 è un blockbuster che, nonostante la sceneggiatura debole, intrattiene e funziona, risvegliando la nostalgia eighties nella quale ormai caschiamo inevitabilmente quasi tutti. Per una serata divertente e senza grandi pretese è il film perfetto. Buon cast.
•••
Elvis: Il nuovo film di Baz Luhrmann è troppo lungo, troppo veloce, semplicemente troppo (anche gli split screen iniziali!). l massimalismo di Luhrmann tiene in ostaggio lo spettatore per 160 minuti e non riesce ad andare oltre un juke box di suoni e immagini in cui Elvis è al cospetto del regista e mai una volta il contrario. Una telefonata a James Mangold per capire come raccontare un genio musicale degli anni 50 non avrebbe nociuto. Bocciato (ma Austin Butler è davvero bravo).
••½
