Festa del Cinema di Roma 2023: Applausi Per Alice Rohrwacher

GIORNO 8
Il mio terzultimo giorno di film, quartultimo di Festa del Cinema (sabato ci sarà la premiazione). Con i tre film di oggi arrivo a quota 17 film visti in una settimana: alla fine arriverò a quota 22 con un esaurimento nervoso come bonus, causato dalla mancanza di sonno, occhi intrecciati, schiena distrutta dalle atroci poltroncine dell’Auditorium e nutrizione scarsa. Ma in generale va tutto bene. Stamattina rinuncio sia all’auto che alla bici: la pioggia – prevista ma non pervenuta – mi obbliga dunque a un altro viaggio in metropolitana, che stavolta scivola via piuttosto liscio. Il cielo di Roma mi accoglie alle 8 del mattino con uno splendido arcobaleno che trancia in due l’azzurro, un presagio di bellezza che oggi riuscirò a cogliere soltanto a tratti, soprattutto nel primo film.

Con La Chimera Alice Rohrwacher realizza probabilmente il suo film più bello, ancora una volta nella splendida Tuscia, con al centro sempre personaggi bizzarri, quasi surreali, un gruppo di persone che forse neanche sappiamo che esistono e che invece sono là, a svolgere un’occupazione antichissima: il tombarolo. Il coro di personaggi dei film della regista umbra è sempre un insieme di ispirazioni magiche, di folle e strepitosa umanità. Stavolta al centro della vicenda c’è un gruppo di pezzenti dai sogni d’oro, che cerca e rovista in tombe vecchie più di due millenni per riportare alla luce reperti da contrabbandare, con cui poter andare avanti. Anche l’archeologia ha un suo lato oscuro. Il film strappa applausi sia a fine proiezione che in conferenza stampa: teniamoci stretto il talento di questa regista, perché al quarto film ormai ha raggiunto la maturità necessaria per entrare di diritto tra i grandi nomi del cinema italiano (anche a livello internazionale, visti i consensi raccolti a Cannes). In conferenza stampa mi avvicina una giornalista, una di quelle che lavorano da decenni e che vengono pagate per scrivere di cinema, che mi domanda come mai la Rohrwacher presenti a Roma un film passato due anni fa (!??) a Cannes: “Ma guardi che a Cannes è stato presentato quest’anno, neanche cinque mesi fa!”, rispondo io, “Eh vabbè, comunque è stato a Cannes”, rilancia, al che io decido di non dare seguito a una conversazione che non sembra portare a niente che non finirà per irritarmi. In realtà però sono già irritato: questo è il livello del giornalismo italiano, ma mi sorprendo di essere sorpreso.

La Chimera (Alice Rohrwacher)
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La proiezione del film del mattino finisce alle 11.10, e alle 11 ho un altro film, al Maxxi, ovvero a 6 o 7 minuti a piedi dall’Auditorium: ovviamente, come già raccontato nei diari precedenti, chi decide la programmazione dei film probabilmente schiaccia pulsanti a caso e crea così l’agenda quotidiana dei film, perché altrimenti non si spiega questa ennesima incongruenza tra gli orari. Non ho neanche il tempo di metabolizzare un film così bello come quello di Alice Rohrwacher che sto già di corsa in direzione del Maxxi per non perdermi più di un quarto d’ora del secondo film di giornata. Appena arrivo, alle 11.16, scopro però che la proiezione non comincerà prima delle 11.20: se magari lo avessero comunicato prima ci saremmo risparmiati la corsa e la conseguente sudata. Ad ogni modo tutto questo correre non è valso neanche la candela: Eileen, di William Oldroyd, comincia in maniera piuttosto promettente, in un carcere minorile del Massachussets anni 60, con una giovane segretaria che sembra subire il fascino dell’estroversa psicologa, appena arrivata, che ha il volto e la bellezza di Anne Hathaway. Il film potrebbe prendere mille direzioni diverse e il primo atto ha un suo fascino, sembra quasi di sentire l’eco di Carol di Todd Haynes, poi però deraglia nel thriller, cambiando totalmente registro e perdendo così ogni residuo di credibilità. Niente di ciò che accade sembra realmente possibile, i personaggi cambiano traiettoria senza aver dato assolutamente segno di poterlo davvero fare e alla fine il film non risulta essere né carne né pesce. Per me è no.

Eileen (William Oldroyd)
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Sono le 13 e il prossimo film è alle 16.20. Ho tutto il tempo di pranzare con l’eccellente pizza di un forno segreto che credo di conoscere solo io, quindi torno in Auditorium per la conferenza stampa di cui vi ho parlato prima. Vista la bella finestra di tempo libero, giunge finalmente il momento di rimpolpare un po’ il progetto Film People: riesco a far partecipare alla serie ben sei persone, tra cui due ragazzi greci molto simpatici (troverete le foto scattate prossimamente sul sito o sulla pagina Instagram del progetto). Più tardi arriva il momento di The Hypnosis, film svedese diretto da Ernst De Geer. Un ragazzo e una ragazza, compagni di vita, hanno la possibilità di presentare la loro start up ad un prestigioso meeting per cercare investitori. Pochi giorni prima dell’incontro la ragazza tenta la strada dell’ipnosi per riuscire a smettere di fumare, con un infelice effetto collaterale: perde ogni inibizione sociale. Smontare le sovrastrutture comportamentali imposte dalla società ed essere finalmente, totalmente, se stessi? L’idea è carina e alcune trovate sono notevoli (tra cui il finale, molto bello), il film però funziona a intermittenza.

The Hypnosis (Ernst De Geer)
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Non c’è molto altro da dire sulla giornata di oggi. Comincio a intravedere una luce in fondo a questo tunnel cinematografico e mi sento abbastanza sollevato all’idea di tornare a breve alla mia solita routine, magari meno intensa ma sicuramente più apprezzabile della maratona filmica che ogni anno, nella seconda metà di ottobre, mi impongo di fare (da ormai ben 18 anni). Domani alla Festa del Cinema ci sarà il primo film da regista di Patricia Arquette, con l’attrice Premio Oscar che sarà presente in conferenza stampa insieme a Willem Dafoe: penso proprio che mi farò firmare il dvd di Boyhood. Domani ci saranno tre film e in serata il mio ritorno allo Stadio Olimpico per una partita che sto aspettando da 27 anni, ma questa è comunque un’altra storia.


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