
Rientrare a Roma a fine agosto quest’anno è stato come lanciarsi tra le fiamme del Monte Fato. Nonostante il caldo soffocante e l’umidità, a Venezia ha avuto inizio il Festival, dove ho già sentito parlare di almeno un paio di film che non vedo l’ora di vedere. Finito agosto, ho avuto modo di aggiornare le mie statistiche sui film visti e posso dire, forse con un’eccessiva punta di orgoglio, di aver visto finora 148 film in tutto il 2024, ben 37 in più rispetto all’anno passato e soltanto 4 in meno rispetto all’anno dei record, il 2020 (si deduce che mi sia quasi imposto un altro lockdown, stavolta cinematografico). Al di là di queste nerdate, approfittate dei cinema, che per un altro paio di settimane avranno parecchi film a meno di 4 euro!
The First Slam Dunk (2022): Quando nell’ottobre del 2000 su Mtv esordiva questo anime di Takehiko Inoue dedicato al basket, io ero troppo impegnato a vedere la Roma vincere lo scudetto, oltre che alle ultime facezie adolescenziali. Vedere il film senza conoscere il cartone animato dunque mi ha probabilmente impedito di godere pienamente dell’esperienza, sicuramente piena di sottintesi e di riferimenti che gli appassionati dell’opera (manga incluso) avranno perfettamente inteso e amato. Il film racconta una partita di basket, inframmezzandola con i flashback e i pensieri dei protagonisti (un po’ nello stile di un classico dello sport, cioè il mitologico Holly e Benji), ma credo di essere troppo poco preparato per poter approfondire il discorso in maniera adeguata. In parole molto, ma molto semplici: è fatto benissimo, ma c’è troppo basket per i miei gusti. Lo trovate su Prime Video.
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Dazed and Confused (1993): Il titolo italiano è talmente brutto che non posso davvero usarlo, anche perché, voglio dire, come si può passare dall’originale (letteralmente “stonati e confusi”, dal brano dei Led Zeppelin) a La Vita è un Sogno? Ma quale sogno e sogno, qui abbiamo un gruppo di adolescenti impegnati a passare il tempo dopo l’ultimo giorno di scuola, cercando di allontanare ogni pensiero sul futuro, sulla carriera, preoccupandosi più di rimediare un biglietto per un concerto degli Aerosmith o di cominciare l’estate con la speranza di un nuovo amore. Un film corale, zeppo di volti noti all’esordio, o quasi (Ben Affleck, Matthew McConaughey, Milla Jovovich, Parker Posey e, in una comparsa, Renée Zellweger). Richard Linklater, come al solito, è straordinario nella sua capacità di cogliere l’hic et nunc, il qui e ora di una generazione sperduta, ancora lontana da internet e cellulari. Imperdibile.
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Longlegs (2024): Il nuovo fenomeno indie dell’estate è questo thriller di Oz Perkins (figlio di Anthony, il Norman Bates di Psyco!). Una serie di inquietanti omicidi-suicidi ha in comune un solo indizio: una lettera lasciata sul luogo del crimine e firmata da un certo Longlegs, che tuttavia non è l’esecutore materiale dei delitti. L’FBI coinvolge un’agente, forse dotata di qualche forma di chiaroveggenza, per indagare sul mistero. Esteticamente è un film bellissimo, il lavoro dietro ogni immagine e sequenza mi è piaciuto molto, il problema è che tutto il carrozzone si basa su premesse piuttosto deboli, che emergono tutte nel finale. Nicolas Cage però è meraviglioso nella parte di Longlegs: non riuscirò più ad ascoltare Happy Birthday to you senza avere un brivido. Bellino.
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L’Alba dei Morti Dementi (2004): Come si può non unirsi ai festeggiamenti per il ventennale di questo cult assoluto diretto da Edgar Wright? Sarà la terza o quarta volta che lo vedo ed è sempre uno spasso: Simon Pegg è un impiegato trentenne, in crisi con la sua donna, in difficoltà con i suoi coinquilini e poco rispettato a lavoro. Un’apocalisse zombie che colpisce Londra sarà l’occasione per abbandonare la post-adolescenza e diventare adulto. Una commedia geniale, dove si registra il miglior utilizzo di una canzone dei Queen (Don’t Stop Me Now) in un film dai tempi di Fusi di Testa. Irresistibile.
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Paradise is Burning (2023): Quando ritrovi Roma con quasi 40 gradi, una delle cose che ti possono salvare la vita è l’aria condizionata del cinema. Così, trovato il primo film interessante a 3,50€ (approfittando della promozione sui film europei), sono andato tutto baldanzoso al Greenwich di Testaccio senza aspettarmi alcun che, a parte il fresco. Invece ho visto proprio un bel film. Alla periferia di Stoccolma tre sorelle, tutte minorenni, sono state recentemente abbandonate dai genitori (in circostanze mai spiegate, non è quello il punto) e cercano di superare le avversità vivendo alla giornata, sgraffignando cibo nei supermercati o godendosi le piscine delle ville mentre i proprietari sono assenti. Nonostante la situazione disperata, c’è tanta leggerezza, legata all’età, all’adolescenza, alla curiosità di conoscere un mondo altro fuori dalla porta di casa. Ma forse è solo la quiete prima della tempesta. Un complimento che si può fare alla regista Mika Gustafson: è un film che Celine Sciamma avrebbe amato (o avrà amato, se l’ha visto). Gioiellino.
•••½
Stalker (1979): Vedere un film di Andrej Tarkovskij significa uscire dalla comfort zone cinematografica ed entrare in un mondo crudo, reale, nonostante l’ambientazione sia tutt’altro che realistica. Un mondo dal quale però non riesci più a staccarti per giorni e giorni. Un uomo porta uno scienziato e un intellettuale oltre un cordone della polizia che delimita una zona isolata, dove neanche i militari hanno il coraggio di entrare. Qui pare che ci sia una stanza dove è possibile far avverare i desideri più intimi e segreti. L’avanzamento dei tre nei vari luoghi della cosiddetta Zona è incentrato più che altro sul confronto tra le loro personalità e sul modo di vedere di ognuno, tra discussioni filosofiche e nuove consapevolezze. 160 minuti di bellezza, in un’area ostile e talvolta spaventosa, che altro non è se non la vita. Un grande classico della fantascienza d’autore nonché uno dei più grandi film della ricchissima cinematografia sovietica.
••••½


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