Festa del Cinema 2025: Auditorium Schemin’

Cronache dall’Auditorium (Domenica 19 Ottobre)
Oggi ho deciso di prendermi una pausa. Nel senso che vedrò solo due film di mattina, poi tornerò a casa a recuperare un po’ di lavoro arretrato, a riposare occhi, schiena, gambe e, soprattutto, a mangiare un pasto caldo a pranzo: è il mio progetto, il mio schema di oggi, e ho tutte le intenzioni di rispettarlo. Mi alzo alle 8 senza l’ansia di dover prenotare i film per martedì, visto che dopodomani non sarò alla Festa, bensì sul set del nuovo film di Mel Gibson per una dura giornata di lavoro. Non dover appostarsi su Boxol per la prenotazione dà al mattino un senso tutto nuovo, molto più piacevole, gustoso. Mi accorgo di avere tempo per fare tutto con molta più calma ed è bellissimo. Siamo al quinto giorno di Festa e comincio ad accusare un po’ il colpo.

La voce di Eddie Vedder mi accompagna per tutto il tragitto verso il Flaminio. Passare davanti allo Stadio Olimpico mi fa tornare in mente i demoni di ieri sera, ma cerco di non pensarci. Poco dopo sono seduto nel Teatro Studio per la proiezione di Six Jours Ce Printemps-Là di Joachim Lafosse. Una madre con due ragazzini, raggiunge casa del compagno a Lione per passare tutti insieme le vacanze di Pasqua. Una volta là scopre che, a causa dell’arrivo improvviso della famiglia di lui, non ci sono più posti letto in casa e così, senza pensarci troppo, decide di portare tutto il gruppo nella villa degli ex suoceri a Saint Tropez, di cui possiede ancora le chiavi. Qui i quattro devono mantenere un profilo basso, cercando comunque di godersi la vacanza: tutto è ben misurato, non cede di un centimetro, è piacevole e, vista la situazione, ti aspetti sempre che la bomba stia per esplodere. Poi però non esplode mai., così come il film, il che è un pro ma anche un contro. Certo, fosse stato un film statunitense avremmo visto ex mariti infuriati spaccare tutto, situazioni paradossali, forse anche un po’ di violenza, essendo invece un film francese (per fortuna) vediamo semplicemente un frammento di vita, un recente passato faticoso da superare, un futuro da scrivere. Non è male, ma onestamente poteva tentare di essere qualcosa di più.

Subito dopo è tempo di spostarsi in Sala Petrassi per l’esordio dietro la macchina da presa di James McAvoy, con una storia vera tanto assurda quanto divertente. California Schemin’ racconta il goffo piano di due rapper scozzesi che, dopo essere stati rifiutati a causa del loro accento, decidono di fingersi californiani per ingannare i produttori e mettere finalmente il focus sulla loro musica. L’inganno riesce talmente bene da catapultare i due ragazzi in qualcosa di molto più grande di loro. C’è ritmo, divertimento e il giusto dosaggio di ironia e dramma, oltre ad alcune inquadrature per nulla banali (a proposito: che bellezza quel murales dedicato a Trainspotting!!). Una piacevolissima sorpresa.

Quando esco dalla sala è già ora di pranzo. In conferenza stampa oggi ci sono, in momenti diversi, Dario Brunori, Brian Cox e James McAvoy, ma decido di averne abbastanza e me ne torno lemme lemme verso quel posto che da un po’ chiamo casa. Domani sarà una giornata lunghissima e ho bisogno di prendere un po’ di rincorsa.

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