Recensione “Una notte al museo 2 – la fuga” (2009)

Ben Stiller riapre i battenti del suo museo, ma invece di essere il solito mattatore stavolta si accontenta di essere un semplice collante e, strano a dirsi, funziona. Scrivere un film di questo tipo deve essere stato uno spasso per gli sceneggiatori: una passeggiata allo Smithsonian (il museo più grande del mondo), scegliere tra le varie opere d’arte e i personaggi di cera quali fossero i più adatti a cui dar vita e regolarsi di conseguenza, mettendoci dentro una figura che riuscisse a dare unione al tutto (Ben Stiller, appunto).

Larry, il custode notturno del primo film, ormai ha lasciato da parte la vita nel museo ed ha aperto una società, molto redditizia ma decisamente poco stimolante. Il Museo di Storia Naturale di New York ha sostituito i suoi eroi di cera con alcuni ologrammi, più moderni e di grande richiamo per il pubblico. I vecchi personaggi, insieme alla tavola magica che permette di riportarli in vita la notte, vengono mandati negli archivi dello Smithsonian, a Washington, il più grande museo del mondo. Qui arriva una richiesta di aiuto, e Larry dovrà accorrere dai suoi vecchi amici per una nuova grande avventura.

Vedere una gamma di personaggi così curiosi prendere vita ha un fascino particolare e diverte, lasciando alla storia la funzione di pretesto per le varie gag: l’esercito dei “cattivi” (il faraone Kamunrah, Napoleone, Al Capone e Ivan il Terribile) si permette di rifiutare uno dei più celebri antagonisti del cinema, Darth Vader (al quale viene consigliato di fare l’aerosol a causa del respiro soffocato), il presidente Lincoln che odia i piccioni appollaiati sul suo monumento, il barista del celebre dipinto “Nighthawks” che si prepara alla battaglia spaccando un fondo di bottiglia sul bancone e così via. Curioso l’adattamento italiano ai dialoghi: Napoleone confessa che Berlusconi è un suo discendente (per l’altezza), mentre l’antico romano Ottavio in un momento di difficoltà urla “Totti proteggimi tu”! Ben Stiller per la prima volta nella sua carriera non fa ridere, ma tutto il resto del film diverte. Strano a dirsi, ma funziona.

pubblicato su Superga CineMagazine

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