Settimana piuttosto intensa: la Roma ha vinto un derby da infarto, ho inaugurato la mia mostra fotografica e in mezzo a tutto ciò ho avuto tempo soltanto per andare un paio di volte al cinema e per un’anteprima. La novità è che finalmente sono tornato al cinema in compagnia, anche se andare in sala da solo è un’esperienza che mi piace tantissimo: sono un tipo da ultima fila, colui che si gusta il film alle spalle di tutti, e forse non è in questo che dovrebbe trovare piacere un uomo adulto.
Cella 211 (2009): Ormai la cinematografia spagnola ha fatto passi da gigante, nella penisola iberica si fanno film così belli e di generi differenti che noi non possiamo far altro che ammirare e applaudire. Penso a Rec, ovviamente ad Almodovar, alle tante proposte che stanno emergendo in questo cinema (After, che da noi non è neanche arrivato). Tra questi, c’è Cella 211, un prison movie che se girato ad Hollywood sarebbe stata l’ennesima porcata d’azione americana. Invece è un filmone.
I Gatti Persiani (2009): Quant’è bello andare a pescare un film distribuito in soli tre cinema in tutta Roma e trovarsi di fronte ad un film stupendo. La storia vera di un gruppo di ragazzi appassionati di rock in un Paese, l’Iran, dove il rock è censurato: che bellezza, che musica splendida, che immagini. Film da non perdere, bisogna avere solo la buona volontà di andare a trovare una sala dove è proiettato. Perderselo sarebbe davvero triste, se solo si pensa ai tanti filmacci che popolano le sale italiane.
Vendicami (2009): Di questo film ho un bel ricordo, non legato alla visione di questa settimana. Un anno fa ero a Parigi e mi venne il desiderio di comprare gli storici Cahiers du Cinema: avere tra le mani una rivista così storica nella città dove è stata fondata era davvero sfizioso. Sulla copertina c’era il primo piano di Johnny Hallyday, il protagonista del film, e il suo volto mi ha accompagnato per tutto il mio viaggio, in ogni città. Detto ciò, il film è davvero molto bello, sono sempre stato affascinato dal tema della vendetta, e Johnnie To lo racconta con quella poesia di cui gli orientali sono maestri. E poi la locandina è bellissima.


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