La penultima giornata di Festival è stata segnata dalla protesta dei manifestanti contro la crisi, e la precarietà. Arrivati intorno alle 17, il movimento ha occupato pacificamente il tappeto rosso all’entrata dell’Auditorium esponendo alla folla il suo giusto malcontento per questo Paese, e chiedendo a gran voce le dimissioni di Berlusconi per questo ridicolo cabaret che sta portando avanti ormai da mesi.
Tornando al Festival è stato presentato il bel film di Eric Lartigau “L’homme qui voulait vivre sa vie”, con Romain Duris, noto per il film cult “L’appartamento spagnolo”, e ormai maturato come attore di grande livello. La grande chiusura della kermesse romana è stata affidata all’incontro con il regista indipendente americano Alexandre Rockwell, un vero personaggio, fino alla presentazione del suo ultimo film “Pete Small is dead”.
Siamo andati un po’ in giro per il Festival a curiosare, ad ascoltare i pronostici di alcuni giornalisti e il film che ha convinto più la critica sembra essere la splendida commedia nera “Kill Me Please”: è il nostro favorito per la vittoria finale, si tratta infatti della proposta più originale offerta dai film in competizione, e a nostro parere merita la vittoria per la sua capacità di proporre un tipo di cinema non ordinario e per il suo incedere grottesco e mai banale. A contendersi il Marc’Aurelio con il film di Olias Barco, secondo le classiche voci di corridoio, saranno “Rabbit Hole” e “Las Buenas Hierbas”, ma non sono da escludere sorprese (vedi il bellissimo film d‘esordio di Jim Loach, “Oranges & Sunshine“).
Per quanto riguarda gli attori sembra unanime il nome di Toni Servillo come migliore interprete maschile, non ci sono molti dubbi a riguardo. Così come sembra difficile non assegnare il premio come migliore attrice alla meravigliosa Emily Watson di “Oranges & Sunshine”. Ad ogni modo, alle 18.30 di stasera sapremo se abbiamo visto giusto: i nostri nomi sono dunque questi, “Kill me please”, Toni Servillo ed Emily Watson.


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