La fresca innocenza de “Gli anni in tasca” di Truffaut si scontra con la politica del governo Sarkozy, e ciò che ne esce è un film d’attualità, potente nella sua denuncia, tenero nella sua messa in atto. Il delicato e instabile equilibrio sul quale sono costretti a vivere i “sans-papiers” in Francia, costretti da un giorno all’altro a lasciare i loro affetti e la loro quotidianità per essere rimpatriati, per mancanza di documenti. C’è chi li chiama clandestini, ma in realtà si tratta per lo più di persone integrate da anni nella società, destinate a dormire con un occhio aperto a causa delle continue retate effettuate dalla polizia francese.
Il film comincia con la Villa Savoye di Le Corbusier, dove in un futuro imprecisato l’ormai anziana Milana racconta i fatti di tanti anni prima, quando stava rischiando di essere espulsa dalla Francia. Nel 2009 Milana, di origine cecena, è una bambina che frequenta una scuola di Parigi insieme ai suoi migliori amici, di provenienza mista. Uno di loro, Youssef, viene rimpatriato a causa della mancanza di permesso dei suoi genitori, e questo mette in guardia il gruppo di giovani amici, poiché Milana potrebbe subire lo stesso trattamento. È così che la banda decide di mettere in piedi un piano perfetto ma allo stesso divertente, per salvare la piccola Milana da un destino che non merita.
La discussione a proposito dei “sans-papiers” è ancora attualissima in Francia, e anche il cinema si sta muovendo in questa direzione, basti pensare al meraviglioso “Welcome”, del 2009, oppure al coraggioso musical presentato lo scorso anno, “Leila”, che denunciava in modo ancor più forte la condotta fascista del governo Sarkozy nei confronti degli extracomunitari. “Le mains en l’air” sposta il punto di vista della questione all’altezza di un gruppo di splendidi bambini, perfetti protagonisti di una storia coraggiosa, a tratti drammatica, ma raccontata con leggerezza, ironia e dolci sorrisi. In mezzo ai piccoli protagonisti spicca l’interpretazione di Valeria Bruni Tedeschi, donna emancipata e madre coraggiosa, che si prende subito a cuore la questione di Milana. Un film drammatico ma dolce, diretto e allo stesso tempo leggero: Truffaut lo avrebbe amato.