Festival di Roma 2011: Bilancio finale

È il day-after per la sesta edizione del Festival Internazionale del Film di Roma, un’edizione che tanto per cambiare ha fatto un po’ discutere, un’edizione ritenuta un po’ sottotono dai più, ma che come sempre ha regalato delle perle, dei piccoli gioielli che ricorderemo a lungo. Una sala in meno rispetto agli altri anni, ma un coinvolgimento maggiore per quel che riguarda i cinema sparsi nella città (Embassy e Moderno), un Festival dunque che ha raggiunto anche coloro che non hanno avuto modo di spingersi fino all’Auditorium. Meno divi, e questo è il punto che ha suscitato più fastidio nella gente: meno divi significa anche meno gente, meno calca, meno partecipazione (così dicono), eppure i numeri di questo Festival affermano il contrario. In aumento rispetto alla scorsa edizione sia i biglietti venduti che l’incasso totale, segno di un Festival che, nonostante la crisi, non sta assolutamente agonizzando, come vorrebbero certi parrucconi della politica. Perché sono mancati i divi? La direttrice Piera De Tassis ha confermato la mancanza di fondi, e portare a Roma le star sarebbe significato spendere più di quanto preventivato. La gente è venuta lo stesso, i film belli non sono mancati, e questo è il dato che ci interessa maggiormente.

Si confermano una preziosa fonte di grande cinema le sezioni collaterali: il miracolo di “Extra” continua grazie allo sguardo attento di Mario Sesti e dei suoi preziosi collaboratori, risultando probabilmente la sezione che ha portato più spettatori in sala. E vedere tutta questa gente in fila con un biglietto per un film o un documentario di cui probabilmente non hanno mai sentito parlare è stata davvero una gioia per chi ama il cinema. I documentari di “Extra” sono ormai uno dei punti forti del Festival romano, che quest’anno ci ha offerto perle come “Catching Hell”, “Project Nim”, “Patria o Muerte”, “How to die in Oregon”, oltre al vincitore “Girl Model”. Alcuni dei film migliori passati dal Festival in questi giorni appartenevano proprio alla sezione Extra, basti pensare agli applauditissimi “Nuit blanche”, “Circumstance” e “Turn me on goddamit”.

Anche “Alice nella città” si conferma una sezione perfettamente inserita nel panorama del Festival di Roma, con il suo target (i ragazzi) e le sue proiezioni per le scuole, con momenti di cinema altissimo che sono forse mancati ai film presenti nella selezione ufficiale in concorso. Pensiamo a “From up on poppy hill” di Goro Miyazaki, oppure agli ottimi “North Sea Texas” (che verrà distribuito in Italia nel 2012), “La brindille” o “En el nombre de la hija”. Bene anche il Focus sulla Gran Bretagna, dove è stato apprezzato soprattutto “Wild Bill” e quello da molti considerato come il miglior film visto durante la kermesse: “Tyrannosaur”, opera prima di Paddy Considine, con un meravigliolo Peter Mullan. Forse il vero capolavoro di questo Festival.

Se le sezioni collaterali continuano a regalare soddisfazioni, il punto debole del Festival di Roma continua ad essere il concorso: anche quest’anno le cose migliori si sono viste al di fuori della selezione ufficiale, e questo è un dato che fa pensare. Certo, si sono visti bei film anche qui, ma a parte “Une vie meilleure” (sicuramente tra i migliori film di questo Festival, avrebbe meritato maggiore considerazione), “Il paese delle spose infelici”, “La femme du cinquième” e le commedie “Un cuento chino” e “Hysteria”, il resto della programmazione è sembrato piuttosto mediocre.
Il punto del Festival è che rappresenta un’eccellente offerta di quel cinema che la gente non potrebbe vedere in nessuna altra occasione, ed il meglio alla fine risulta essere ciò che proviene dal Sundance, da Toronto e da altri Festival internazionali. Ma se la selezione ufficiale cerca di inserire in concorso una serie di pellicole mai viste in altri Festival, la rosa si fa ardua, ristretta, e inevitabilmente mediocre. Questo è sicuramente uno dei motivi per cui funzionano perfettamente le sezioni collaterali, mentre stenta il concorso.

A parte ciò a dicembre scadono i mandati del presidente Gianluigi Rondi (che sarà confermato quasi sicuramente) e della direttrice Piera De Tassis (che Rondi chiederà di confermare). Nonostante la mancanza di soldi e le polemiche, il Festival di Roma sembra godere ancora di ottima salute, ma forse sarebbe il caso di cambiare qualche nome per provare a puntare finalmente su qualcosa di differente. Da parte nostra diciamo solo di non toccare “Extra” e “Alice”, sul resto invece bisogna aggiustare qualcosa.

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