Viaggio nel Cinema Cileno

Il cinema cileno, questo sconosciuto. Come ogni sconosciuto basterebbe scoprirlo, approfondirlo e capire quanti tesori può nascondere. Gran parte delle pellicole cilene che hanno trovato riscontro a livello internazionale negli ultimi anni hanno tutte in comune un fattore determinante: la recente storia cilena, gli anni della dittatura di Pinochet, il periodo che insomma va dal golpe del 1973, con la morte di Salvador Allende, alla caduta del regime. Portabandiera del cinema cileno recente, e forse una delle migliori pellicole dell’intera cinematografia nazionale, è il bellissimo Machuca (2004) di Andres Wood (che si svolge proprio negli anni del golpe), presentato in concorso a Cannes. Lo stesso regista ha diretto il recentissimo Violeta se fue a los cielos, presentato al Sundance, che racconta la storia della più importante artista e cantante cilena, Violeta Parra, morta suicida a cinquanta anni.

Un altro exploit del cinema cileno recente è rappresentato dal cinico Tony Manero (2008) di Pablo Larrain (già regista del buonissimo El Chacotero Sentimental, del 1999), vincitore del Festival di Torino: la perdita di identità di un uomo senza personalità, costretto ad “importare” i passi e le movenze del suo idolo (il John Travolta de La Febbre del Sabato Sera), pretesto per raccontare gli orrori e il cinismo della dittatura (il film si svolge nel 1979). Lo stesso regista, ancora una volta insieme al magnifico Alfredo Castro, stesso attore del film precedente, si ripete con una pellicola che al tempo fu accolta magnificamente al Festival di Venezia, Post Mortem (2010), ambientata, neanche a dirlo, nel 1973. Sul regime di Pinochet la filmografia è piuttosto lunga e interessante, anche se in Italia passò piuttosto inosservato sia al Festival di Roma che in sala l’ottimo Isola 10 (2009) di Miguel Littin, tanto per citare un esempio.

I cileni sembrano non amare molto la propria cinematografia (nessuno è profeta in patria no?), motivo per cui sono davvero poche le pellicole nazionali di cui mi hanno parlato a Santiago: il curioso La Nana, del 2009 (distribuito in Italia e nominato agli Oscar), l’interessante La Vida de los Peces (2010), oltre al meno recente Johnny Cien Pesos (1993), di cui tutti parlano come la pellicola che ha permesso al cinema nazionale di esplodere (ma questo non sono ancora riuscito a vederlo). Una cinematografia in crescita dunque, che sta lentamente scoprendo la sua potenzialità: in prospettiva futura aspettiamo con curiosità la nuova pellicola di Alicia Scherson, regista cilena già vincitrice al Tribeca nel 2005 con Play: ambientata a Roma e tratta dall’ultimo romanzo di Roberto Bolano, Il Futuro vede protagonisti Nicolas Vaporidis e l’attrice cilena Manuela Martelli, già apprezzata in Machuca.

Buenos Aires è già lontana e mi restano soltanto pochi giorni nell’accogliente Santiago de Chile: il viaggio nel cinema dei due paesi cinematograficamente (e non solo) più interessanti del Sudamerica finisce qui, lasciandomi il ricordo di luoghi di sole, cibo e passione.


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3 risposte a “Viaggio nel Cinema Cileno”

  1. Avatar icittadiniprimaditutto
    icittadiniprimaditutto

    Reblogged this on i cittadini prima di tutto.

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  2. Avatar cinemasema

    Interessante questo tuo post sul cinema cileno che purtroppo conosco pochissimo. Spero che almeno qualche film citato sia “reperibile” anche da noi (a parte La Nana) o almeno sia possibile vederlo in qualche saletta sperduta.

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  3. Avatar Lessio

    Sicuramente Machuca e Tony Manero si trovano anche in Italia, gli altri non saprei…

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