Anche quest’anno il Festival di Cannes ha chiuso i battenti. Per cosa ricorderemo questo Festival? Ci sono parecchi motivi, dal poster con il faccione di Marcello Mastroianni a Godard che definisce la kermesse “un raduno di dentisti”. Su tutti pensiamo al ventennale di “Pulp Fiction” e al ritorno in pompa magna di Quentin Tarantino e Uma Thurman. Proprio la coppia più pulp degli ultimi vent’anni cinematografici ha premiato con la Palma d’Oro uno dei più grandi talenti del cinema europeo, quel Nuri Bilge Ceylan che a Cannes aveva già vinto due Grand Prix e un premio alla regia. Finalmente centra il premio più ambito con l’applauditissimo “Winter Sleep”. Ma c’è gloria anche per l’Italia: è la notizia che ha sorpreso un po’ tutti. Già nel pomeriggio il ritorno di Alice Rohrwacher sulla croisette aveva fatto pensare ad un’eventuale riconoscimento, sospetto che ha avuto conferma in serata, con il Grand Prix assegnato alla regista de “Le Meraviglie”, di certo non uno dei migliori film visti al Festival. Ad ogni modo possiamo rallegrarci per il secondo Grand Prix assegnato ad un film italiano negli ultimi tre anni (nel 2012 era toccato a Garrone).
Il premio della Giuria è andato ex-aequo al più giovane e al più anziano regista del Festival: l’enfant prodige canadese Xavier Dolan e il maestro Jean Luc Godard. Il primo, con “Mommy”, ha segnato il Festival (probabilmente è stato il film più amato di questa edizione); il secondo invece si è destreggiato con il 3D capovolgendo il linguaggio cinematografico al quale siamo abituati (già intuibile dal titolo “Adieu au langage”). A sorpresa il premio al miglior regista è andato a Bennett Miller con “Foxcatcher”, che vince contro le voci di corridoio e lo sfavore dei pronostici (si sono praticamente “dimenticati” di premiare Naomi Kawase per “Still the water”); sorprende anche la scelta per la migliore sceneggiatura, caduta su “Leviathan”. Infine gli attori: la nevrotica Julianne Moore di “Maps to the stars” sfila il premio dalle mani della favoritissima Marion Cotillard di “Deux jours, une nuit”, mentre il Timothy Spall di “Mr. Turner” vince più o meno senza troppi punti interrogativi come miglior attore.
I superfavoriti, ovvero i Dardenne, già vincitori due volte qui a Cannes, sono stati incredibilmente accantonati. Il 67° Festival è stato chiuso questa sera da Quentin Tarantino che ha presentato la versione restaurata di “Per un pugno di dollari”, parte finale di uno splendido omaggio al cinema di Sergio Leone.