L’assenza è il non trovarsi in un luogo dove qualcuno dovrebbe trovarsi o si trova abitualmente. Un vuoto, talvolta improvviso, definito dalla mancanza di ciò che abbiamo sempre avuto vicino in tempi recenti. Come una macchia di pulito sopra un tavolino con un filo di polvere, si intende la mancanza di qualcosa che in quel punto, in quel luogo, deve stare, è sempre stata: nella vita però riempire un vuoto di questo genere non è semplice. L’assenza è il vuoto. Un vuoto da riempire: “La natura non ama il vuoto”, dice il proverbio, e se c’è, lo riempie con qualcos’altro. Di questo si occupa la coppia di registi/videoartisti Nicolò Massazza e Iacopo Bedogni, rappresentati dal nome d’arte Masbedo (con cui firmano il film), che con “The Lack” mettono in scena quattro episodi sul tema dell’assenza, della mancanza, grazie all’intensa interpretazione di sei ottime attrici.
L’ambiente in cui si muovono queste sei donne è un ambiente silenzioso, talvolta magnifico, talvolta angosciante, rappresentato spesso da grandi spazi o distese desolanti. Nel primo racconto troviamo Eve, una donna abbandonata, sola, ossessionata dal vuoto lasciato dalla persona che l’ha lasciata. Eve, nonostante il dolore, alza la testa e si lancia in una sfida contro quella parte di se stessa che non vuole più sopportare, cercando di rinascere in una natura assoluta, algida, sublime. La seconda storia ci racconta il viaggio reale e onirico di Xiu, impegnata a riportare un faro nella parte più alta di un’isola disabitata: il suo viaggio in nave è riempito da un silenzio assordante, così come la sua prova sembra essere proibitiva. Ma Xiu non rinuncerà a riempire il vuoto lasciato in lei dall’isola. Nella terza storia troviamo due donne alle prese con il passaggio da una dimensione conosciuta ad uno stato inesplorato che lascia però spazio alla speranza. Il distacco di Anja si svolge in un mondo irreale, arcaico, quasi primitivo, in cui la donna troverà un segno di speranza nonostante le condizioni proibitive in cui si trova costretta a vivere. Nell’ultimo episodio Sarah, in una seduta psicanalitica, cerca di rimettere insieme i cocci della sua vita, un’esistenza frantumata da ricomporre, un altro vuoto esistenziale da riempire.
Un film visivamente impeccabile, suggestivo, ricco di metafore, che punta a colpire lo spettatore attraverso i silenzi e le atmosfere, capace di emozionare grazie alle interpretazioni coinvolgenti delle sei protagoniste (da sottolineare in particolare le prove delle ottime Lea Mornar e Giorgia Sinicorni). Non ci sono comparse, ci sono soltanto questi personaggi femminili così forti, con i loro vuoti, i loro spazi (talvolta immensi, talvolta claustrofobici) e le loro storie. Presentato come evento speciale alle Giornate degli Autori del 71° Festival di Venezia.