Recensione “Nausicaa della Valle del vento” (“Kaze no tani no Naushika”, 1984)

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Il primo lungometraggio scritto e diretto da Hayao Miyazaki torna al cinema grazie a Lucky Red: in questo autunno piovoso non c’è niente di meglio del caldo abbraccio dell’autore giapponese per riscaldare mente e anima. In questo film del 1984 troviamo già moltissimi degli elementi ricorrenti della cinematografia di Miyazaki: il rispetto per la natura, l’amore per gli animali, il tema dell’aviazione, il contesto bellico, l’antimilitarismo e il pacifismo.

In seguito ad una guerra termonucleare, l’ecosistema della Terra sembra piuttosto instabile: una enorme foresta tossica ha ricoperto la maggiorparte della superficie del pianeta e una nuova guerra è in procinto di esplodere. Una delle poche zone ancora popolate e fuori da ogni strategia bellica è la Valle del vento, dove la giovane e intraprendente Principessa Nausicaa ha capito che il vero problema non è la foresta, ma l’inquinamento causato dagli uomini.

Alzi la mano chi non vorrebbe avere la possibilità di volare sull’aliante di Nausicaa, lasciandosi andare sulle spinte del vento, tra i miracoli della natura e i tetti delle abitazioni. Miyazaki come sempre riesce ad emozionare con immagini semplici, azioni minimali che nella società di oggi appaiono quasi fuori dal comune: ma la pietà, la tolleranza, il rispetto e l’amore sono sentimenti che non dovrebbero mai passare di moda. Per fortuna i film di Miyazaki ce lo ricordano in ogni momento.

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