Twin Peaks 2017: Andiamo a casa (Episodio 17-18)

Twin Peaks è finito. Forse. Diciamo che per ora è finito, forse per sempre, forse no, come il finale lascia intendere. Ne abbiamo ancora bisogno. C’è ancora tanto da dire, tantissimo da raccontare, dopo una doppietta finale che prima ci coccola nella sua perfezione per poi lasciarci basiti nel suo nuovo mistero, verso una scena finale che mette i brividi, brividi che poi ti accompagnano per tutta la notte. Se l’Episodio 17 è più o meno meraviglioso, l’Episodio 18 sembra più la prima puntata di una nuova stagione, con tutta la sequela di domande e situazioni per cui non abbiamo risposte (ma qualche teoria sì, come vedremo dopo). Sarà un articolo molto lungo, quindi facciamoci prendere per mano da Cooper ed entriamo in questo mondo assurdo e strabiliante. Vai con la sigla.

Part 17

EPISODIO 17
Si comincia con Gordon Cole, Albert e Tammy che commentano ciò che è appena successo con il tulpa di Diane. Gordon rivela di aver nascosto qualcosa ad Albert per 25 anni: prima di sparire Briggs aveva rivelato a lui e a Cooper la scoperta di un’entità, una forza negativa chiamata nei tempi antichi Jowday, e più avanti diventata Judy. Prima risposta (per fortuna): Judy non è dunque Briggs, come avevo teorizzato, ma si tratta probabilmente de “La Madre”, il Male per eccellenza. Cooper aveva rivelato a Cole che stava cercando di prendere due piccioni con una fava (stessa frase usata dal Gigante, o Pompiere, nella prima puntata di questa stagione, a proposito di Richard e Linda). Scopriamo, sempre da Cole, che Ray era un informatore pagato dall’FBI. Subito dopo arriva una chiamata dall’FBI di Las Vegas, con Bushnell che rivela a Gordon il messaggio lasciatogli da Douglas Jones: sta andando a Twin Peaks da Truman. Cole scopre dunque che Dougie in realtà era Dale Cooper.

Stacco su Mr C: il Doppelganger di Cooper viene risucchiato dal vortice e portato nella Loggia Bianca, o qualunque sia il luogo dove vive il Pompiere. Qui, dove si trova anche la testa gigante di Briggs, Mr C viene “teletrasportato” davanti l’ufficio dello sceriffo di Twin Peaks, dove Andy lo vede e lo saluta calorosamente, pensando si tratti dell’agente Cooper. Naido sente la sua presenza e comincia ad agitarsi parecchio, mentre Chad riesce ad uscire dalla cella. Andy offre del caffè a quello che pensa che sia Cooper ma l’uomo rifiuta (Cooper rifiuta il caffè? C’è qualcosa che non va!). Poi sempre Andy ricorda la visione avuta al cospetto del Gigante e si allarma. Scende nelle celle dove Chad gli punta contro una pistola ma il poliziotto corrotto verrà disarmato dall’intervento provvidenziale di Freddie e del suo pugno verde. Nell’ufficio dello sceriffo arriva la telefonata del vero Cooper (“Stiamo entrando adesso a Twin Peaks, il caffè è già su?”) e lo Sceriffo capisce che l’uomo che ha davanti non è l’agente scomparso. Mentre Mr C tenta di sparare allo Sceriffo, Lucy (!!!!) lo fredda alle spalle. Addio Mr C, se ne va nel modo più incredibile (vedete che succede a rifiutare un caffè?). Tuttavia non è finita qui. Arrivano gli uomini neri, i barboni, i woodsmen (chiamateli come volete) che cercano di rianimarlo come era già successo in passato. Dal suo corpo esce una sfera enorme con dentro il faccione arrabbiato di BOB, che si scaglia subito contro il buon Cooper, appena giunto sul luogo. Freddie interviene con il suo guanto verde e comincia una sfida (un po’ ridicola a dirla tutta) contro la “Palla BOB”. Il demone viene fatto a pezzi dal pugno di Freddie, Cooper mette al dito di Mr C l’anello verde (ricordiamo che colui che lo indossa non può essere posseduto da demoni) e tutto sembra risolto. Cooper tuttavia sembra avere ancora molto da fare, prende la chiave del Great Northern da Truman e si ricongiunge a Gordon Cole, appena arrivato, spiegando che però molte cose ora dovranno cambiare: “Il passato decide il futuro” (criptico, segno che stiamo per entrare in “zona caciara”). Naido, come molti avevano teorizzato, si rivela essere la vera Diane (il suo tulpa, in un momento di lucidità, aveva detto di trovarsi nell’ufficio dello sceriffo e Naido è quasi l’anagramma di Diane, gli indizi non mancavano). Nei minuti seguenti c’è il volto di Cooper sovrapposto a tutte le immagini, l’orologio va avanti e indietro, poi il faccione in sottofondo dice che viviamo in un sogno. Cooper saluta tutti (diamo l’addio soprattutto ad Albert, che non rivedremo mai più visto che Miguel Ferrer è scomparso dopo le riprese) e si ritrova improvvisamente al Great Northern con Gordon Cole e Diane. La porta che James aveva fissato qualche puntata fa si apre con la chiave di Cooper: l’agente entra dentro e chiede ai suoi vecchi amici di non seguirlo: “Ci vediamo quando calerà il sipario”.

Cooper dietro la porta incontra Mike che gli recita la litania del “Fuoco Cammina con me”. I due finiscono da Phillip Jeffreys, che indica a Cooper come trovare Judy. Mike, invocando l’elettricità, traghetta Cooper nel 1990, dove Laura Palmer è con James, la notte in cui verrà uccisa (la scena, qui in bianco e nero, è tratta da “Fuoco cammina con me”). Cooper incontra Laura nel bosco prima che la ragazza vada nello chalet dove ci sono Leo Johnson e Jacques Renault. Laura però non andrà più incontro alla morte perché Cooper la prende per mano e la porta via: “Ti ho visto in un sogno”, dice la ragazza, mentre il tema di Badalamenti ci strappa via l’anima. “Andiamo a casa”, le dice l’agente dell’FBI, in una scena capolavoro in cui tornano anche i colori. Laura non muore più, la mattina dopo Pete va a pescare e ovviamente non troverà il corpo della ragazza avvolto nella plastica. C’è Josie, c’è Catherine, per un momento torniamo negli anni 90 e l’emozione è fortissima. Lo stacco successivo è potente: siamo di nuovo nel presente e Sarah Palmer, nel salotto di casa sua, sembra avvertire ciò che è successo. Laura è viva, la donna dopo una serie di lamenti si scaglia contro la celebre fotografia di sua figlia e la fa a pezzi, colpendola più volte con una bottiglia di vodka. In quel momento Cooper perde Laura nel bosco e la puntata finisce. I brividi continuano a scorrere mentre scrivo: si tratta di una puntata meravigliosa che di fatto chiude la terza stagione di Twin Peaks. Ah, mi dicono che c’è un’altra puntata. Beh, è vero, ma è la 17 la vera ultima puntata di questa terza stagione, ve lo dico io, e aggiungerei anche che secondo me Sarah Palmer è posseduta da Judy (che bella famigliola), che le era entrata in bocca quando era una ragazzina (Episodio 8, sempre lui).

EPISODIO 18
Prima puntata della quarta stagione di Twin Peaks. O meglio, puntata zero: un limbo che collega la terza stagione alla quarta (se mai esisterà, ma io non posso proprio pensare il contrario). C’è pochissimo da raccontare, eppure tantissimo, dipende dai punti di vista. L’episodio si apre con Mr C che muore definitivamente, al suo posto Mike crea un nuovo Dougie, che torna dalla sua famiglia a Las Vegas. Mentre abbraccia i suoi, Dougie afferma “Home”. Bel momento: commovente soprattutto perché sarà l’ultima cosa comprensibile di questa stagione.

Nella scena successiva rivediamo Cooper che si perde Laura nei boschi, quindi rivediamo tutte le scene delle prime puntate, con Cooper nella Loggia Nera e Mike che gli chiede se è il futuro o il passato (domanda che avrà molto senso più avanti). L’incontro con l’albero, cioè l’evoluzione del braccio di Mike (cioè del Nano) e quindi Leland Palmer che gli chiede di ritrovare Laura. Tutte cose che avevamo già visto. Cooper esce dalla Loggia Nera e trova Diane. Nella prima puntata il Pompiere aveva detto a Cooper: “Ricordati: 430”. Dopo 430 miglia in automobile, Cooper si ferma con Diane in un luogo pieno di fili elettrici. Cooper chiede a Diane di baciarlo, perché una volta attraversato (attraversato cosa?) potrebbe essere tutto diverso. E infatti si passa dal pieno giorno a notte fonda: i due si fermano in un motel. Mentre Cooper è dentro a prendere la stanza, Diane vede un’altra se stessa in piedi vicino all’entrata: ho imparato a non sorprendermi più di niente e infatti non mi faccio proprio domande. Cooper torna, i due vanno in camera e fanno l’amore per molti (lunghi) minuti. La mattina dopo Cooper si sveglia ma Diane non c’è. L’agente trova un messaggio in cui una certa Linda lascia Richard (due piccioni con una fava, disse il Gigante, ma chi sono loro due, cosa significherà mai questo biglietto? Ve lo dico dopo). Ad ogni modo Diane è sparita, così Cooper sale in macchina da solo (un’altra macchina rispetto al giorno prima, cosa caXXo sta succedendo???) e se ne va, finendo a Odessa, una città del Texas dove l’agente dell’FBI è costretto a regolare tre brutti gaglioffi (in un ristorante che si chiama “Da Judy”…). Non si sa perché, Cooper chiede l’indirizzo di una cameriera che si è assentata dal ristorante per ben tre giorni, va a casa sua e troviamo il palo dell’elettricità con il numero 6, stesso luogo che aveva visto Andy nella sua visione dal Pompiere. Ad ogni modo, Cooper bussa e la donna alla porta chi sarà mai? Ma ovviamente LAURA PALMER (Cosa?? Cosa!!? Cosa???!!!). Solo che lei dice di chiamarsi Carrie Page, ha un cadavere in casa (!) e dice di non sapere dove sia Twin Peaks. Sembra molto sincera. Tuttavia decide di andare via con Cooper visto che è nei guai (e ti credo, con un uomo morto in casa!). Siamo al minuto 39, mancano circa venti minuti alla fine di Twin Peaks e Lynch ci regala due persone in automobile, senza quasi una linea di dialogo, fino al minuto 48 (da sottolineare una scena che ricorda molto quella in cui il cane Ivan il Terribile inseguiva Fantozzi di notte, nel “Secondo Tragico”). Cooper conduce Laura/Carrie fino alla casa dei Palmer, a Twin Peaks, dove ad aprire la porta c’è una certa signora Tremond, proprietaria della casa, che ha acquistato l’immobile dalla signora Chelfont (due cognomi già comparsi in “Fuoco cammina con me”, ma si tratta solo di Easter Eggs, credo). Alice Tremond non sa chi sia Sarah Palmer. Cooper così si allontana dalla porta con Laura e torna in strada, dove fissa la casa. Improvvisamente, si volta verso la donna domandando che anno sia, lei però non fa in tempo a rispondere: dalla casa arriva una voce che la chiama (forse Leland?) e Laura lancia un urlo che ci gela il sangue, mentre le luci dell’edificio si spengono improvvisamente. Twin Peaks finisce qui.

E adesso? Chi risponderà a tutte le nostre domande? Dove diavolo è Audrey e cosa significava quella scena della settimana scorsa? La sua linea narrativa è rimasta sospesa nel vuoto. Ma tornando al finale, si tratta del futuro o del passato? Perché Laura urla? Di chi è la voce che la chiama? Dove è finita Diane? Una parvenza di spiegazione può essere questa: Cooper salva Laura Palmer dalla morte e mentre la conduce a casa attraverso i boschi, Judy (l’entità malvagia) risucchia la ragazza in una sorta di realtà parallela. Cooper però non demorde e va a cercarla, ancora una volta. Insieme a Diane entra in un mondo nuovo dove tutto è differente: Diane si chiama Linda e lui Richard (dopo aver attraversato il punto indicato dal Pompiere tutto sarebbe stato diverso, lo aveva detto). Diane quindi non è scomparsa, ha semplicemente mollato Cooper, lasciandogli un biglietto in cui entrambi hanno però un nome diverso. Cooper trova Laura Palmer (che però qui si chiama Carrie Page), la porta a Twin Peaks, dove tutto è cominciato, ma in questa realtà non è la casa dei Palmer. La donna tuttavia per un momento ricorda la sua vita “altra”, quella in cui si chiamava Laura Palmer, ed urla per il terrore (stesso urlo del finale della seconda stagione, questa donna ha delle corde vocali d’acciaio). Il fumo di Jeffreys aveva indicato il segno dell’infinito come punto dove trovare Judy: è come se il Male fosse un loop continuo ma il Bene, nei panni di Cooper, non smettesse mai di combatterlo. La lotta tra Bene e Male dunque continua, con Cooper che continuerà a tentare di salvare Laura (che è la sola, come diceva la Signora Ceppo), creata appositamente dal Pompiere per contrastare il Male. Ci sarebbe ancora molto da dire su questo capolavoro, di una cosa però possiamo essere certi: siamo stati testimoni di uno show epocale per la televisione mondiale, uno spettacolo che ha masticato e rimodellato i canoni della serie tv tradizionale per creare qualcosa di assolutamente nuovo e, senza dubbio, unico. Per favore, dateci una quarta stagione e datecela ora. “Ci vediamo quando calerà il sipario”, aveva promesso Cooper. Speriamo soltanto di non dover aspettare altri 25 anni…

Kyle MacLachlan in a still from Twin Peaks. Photo: Suzanne Tenner/SHOWTIME

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