Il film si apre con l’immagine desolante di un bosco innevato: una sensazione di fredda imponenza supera immediatamente lo schermo cinematografico per insinuarsi tra le poltroncine della sala. Ciò che vedremo nelle due ore successive non sarà di certo meno agghiacciante di questa sequenza piena di neve, sulla quale sembra incombere qualcosa di grave. Ancora non sappiamo cosa, ma lo percepiamo subito. Si presenta così il nuovo film del regista dello splendido “Leviathan”, Andrey Zvyagintsev: il premio della giuria al Festival di Cannes dello scorso maggio è solo l’ultimo dei riconoscimenti raccolti lungo una carriera in continua ascesa, in cui il regista russo aveva già collezionato un Leone d’Oro a Venezia e un premio alla migliore sceneggiatura sempre a Cannes (oltre alla nomination agli Oscar, sempre con la pellicola precedente).
Genia e Boris stanno per divorziare: il loro matrimonio è a pezzi, frantumato da rancori, recriminazioni e continue accuse, oltre che da una mancanza totale di amore. Entrambi hanno un gran desiderio di voltare pagina, sono pronti ad una nuova vita con persone nuove, l’unica questione da risolvere prima di passare alla fase successiva riguarda il piccolo Alyosha, il figlio dodicenne, che nessuno dei due vuole portare con sé. Durante un litigio feroce il bambino ascolta tutto e il giorno successivo decide di scappare di casa…
Grazie ad una regia asciutta, senza distrazioni e senza movimenti di macchina ingombranti, la storia ci cade addosso come in una tormenta di neve, dove le emozioni dei genitori, man mano che le ricerche vanno avanti, scavano sempre di più nell’abisso delle loro responsabilità. “Loveless” è uno di quei film che non ti mollano mai, che colpiscono, che ti mettono a disagio. È un film fatto di vetri bagnati dalla pioggia, di silenzi e rancori, di angosce e paure, in cui sembrano non esserci raggi di sole. Uno di quei film da vedere e da non dimenticare. Splendido.