Recensione “Ride” (2018)

Valerio Mastandrea come attore ormai lo conosciamo tutti e lo abbiamo sempre apprezzato per la sensibilità, per la capacità di entrare in empatia con i personaggi che interpreta: per questo motivo la sua recitazione è così valida. Ora, con tutta l’esperienza accumulata come attore, il nostro Valerio prova il grande salto e si mette dietro la macchina da presa, con ottimi risultati.

Carolina è rimasta vedova da poco e deve prepararsi al funerale di suo marito Mauro, morto in fabbrica. Mentre il mondo intorno a lei si preoccupa e si aspetta di vedere una donna distrutta dal dolore, Carolina non riesce a versare una lacrima, disperandosi apparentemente più per l’incapacità di rivendicare il suo “diritto al dolore” che per la scomparsa del marito. Tuttavia il funerale si avvicina e Carolina non vuole deludere nessuno: gli amici, il suo figlioletto ma soprattutto se stessa.

L’esordio di Valerio Mastandrea riflette tutte le qualità umane dell’attore, riuscendo a trattare un tema complicato come l’elaborazione del lutto (oltre a più che un accenno al tema delle cosiddette morti bianche) con grande sensibilità, ironia e soprattutto leggerezza: in quest’ottica la breve sottotrama con Stefano Dionisi risulta un po’ troppo forzata, finendo per appesantire il film con un tono che non gli appartiene. Ad ogni modo “Ride” è uno splendido punto d’incontro tra emozioni e sorrisi e, oltre a essere un ottimo esordio, si candida senza dubbio ad essere uno dei migliori film di questa fine del 2018.

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