
Un nuovo capitolo pieno di film che vanno dagli anni 40 agli anni 2000, 6 film per 6 decenni differenti (una casualità, ve l’assicuro, non sono ancora così malato) e, a parte il più recente che ho visto al cinema, tutti visti nella mia speciale sala estiva: la terrazza di casa. Sotto le stelle del caldo cielo monopolitano, tra panni stesi, lo schermo del pc (eh, se mi manca il televisore che ho a Roma) e i fili degli amplificatori che si intrecciano ogni volta che provo a collegare le casse al computer. Semplicemente, la mia routine estiva, con il mio film quotidiano (almeno dal lunedì al giovedì!) e la speranza di catturare un minimo soffio di brezza. Ci si può accontentare.
La Furia Umana (1949): James Cagney in Italia non è proprio una celebrità, eppure l’American Film Institute lo ha inserito all’ottavo posto tra le più grandi star della storia del cinema. Parliamo di un attore straordinario, protagonista di questa splendida opera di Raoul Walsh (uno dei fondatori della celebre Academy), in cui sembra una via di mezzo tra Joe Pesci e Jack Nicholson, che ai tempi, artisticamente parlando, dovevano ancora nascere. In questo film (da non confondere con Fracchia la Belva Umana, sia perché il titolo è simile, sia perché anche qui c’è un rapporto a dir poco morboso tra il villain e sua madre) Cagney ha messo a segno una sanguinosa rapina e, per crearsi un alibi, si accusa di un piccolo furto che lo terrà in carcere solo per un breve periodo, durante il quale il braccio destro della banda fugge con sua moglie. Heist movie, poi prison movie, quindi poliziesco classico, con un finale letteralmente esplosivo, che sembra uscito fuori da una storia di supereroi, con l’epica frase “Made it, Ma! Top of the world!” (anche questa inserita in un’altra lista dell’American Film Institute, quella delle cento migliori citazioni cinematografiche di sempre). Grande film.
••••
La Congiura degli Innocenti (1954): Dopo aver realizzato Delitto Perfetto e La Finestra sul Cortile, Alfred Hitchcock ha abbassato i toni e girato un paio di film più leggeri, a tratti anche frivoli, come Caccia al Ladro e soprattutto questo, un film corale incentrato sulla morte di un uomo sulle colline vicine a un piccolo borgo del Vermont. I tanti personaggi che gravitano intorno al cadavere pensano tutti di aver avuto un ruolo decisivo nella sua dipartita e, ognuno, si dà quindi da fare per coprire le proprie tracce e occultare il corpo. Tra equivoci, leggerezza e black humor, il film va giù come un bicchiere d’acqua dopo una mattinata sotto il sole. Da sottolineare la bellezza dei colori autunnali (il Technicolor, bellezza) e l’esordio cinematografico della splendida e bravissima Shirley MacLaine. Forse eccessivamente teatrale in alcuni passaggi, ma decisamente piacevole.
•••½
Ammazzavampiri (1985): Siamo tra la fine degli anni 80 e l’inizio dei 90. Le estati ancora non sono afose come lo saranno in futuro, sei in Puglia a casa dei tuoi cugini o dei tuoi amici e sta per cominciare su Italia1 lo Zio Tibia Picture Show, mitologico programma di film horror. Hai una ciotola piena di patatine e, senza che i tuoi se ne accorgano, ti stai scolando decisamente troppa Coca-Cola. Sei felice e non lo sai, o forse sì? Oltre trent’anni dopo, con molti più peli sotto il mento e decisamente meno sopra la fronte, ritrovo quelle stesse emozioni da adulto, rivedendo lo spassosissimo horror d’esordio di Tom Holland in cui un ragazzino, spiando di nascosto il nuovo vicino di casa, scopre che è un vampiro. Il problema? Non gli crede nessuno. Effetti speciali stupendi, discoteche con canzoni che oggi potrei solo sognarmi di ballare il sabato sera, un topless di cinque secondi che sicuramente avrà scatenato le risa e l’entusiasmo di quei ragazzini che eravamo allora e soprattutto tanto divertimento, garantito. Ci mancano gli anni 80 eh?
••••
Il Prestanome (1976): Negli anni 50 la caccia alle streghe messa in atto dal senatore McCarthy impedisce a tantissimi artisti, attori, sceneggiatori e registi, di lavorare, rei di aver mostrato simpatie nei confronti del partito comunista. Nel film di Martin Ritt c’è un giovane Woody Allen, modesto cassiere e goffo allibratore, che presta il suo nome e il suo volto per vendere sceneggiature alla tv, scritte da autori apparentemente disoccupati a causa della lista nera. Il problema è che gli script sono così validi che Allen diventa uno scrittore di grande fama, ammirato da tutti. Ma la vicinanza a tanti sceneggiatori banditi dalla professione potrebbe metterlo nei guai, che fare dunque: non farsi coinvolgere o schierarsi? Il tema è importante e il modo in cui viene raccontato sa creare la giusta frustrazione nello spettatore, prova che il film a suo modo funziona. Il valore aggiunto è che il regista, lo sceneggiatore e molti degli interpreti vent’anni prima avevano veramente provato l’esperienza di essere inseriti nella lista nera, quindi è un film che sicuramente sa ciò di cui vuole parlare. L’autogol però è scegliere un comico, una macchietta come Woody Allen, per interpretare un ruolo così serio, che sembra quasi sottovalutare. Forse sarebbe stato meglio rivolgersi ad altri candidati, come Robert Redford o Dustin Hoffman, entrambi presi in considerazione per il ruolo del protagonista. Occasione un po’ sprecata.
•••
Il Signore degli Anelli – La Compagnia dell’Anello (2001): A luglio, quando sudano anche le pareti e sei nella tua casa estiva, aggrappato a un misero ventilatore, come si fa a rinunciare alla chiamata della Terra di Mezzo, a tre ore di grande cinema e di aria condizionata? Il ritorno in sala della strepitosa trilogia di Peter Jackson è stata l’occasione per vedere ancora una volta al cinema un film bellissimo, divertente, che ormai è entrato di diritto nella storia. L’unico problema è che poi passi la settimana successiva a dire cose tipo “Fuggite, sciocchi”, “Spie di Saruman!” o “Dite ‘amici’ ed entrate”. Frivolezze estive, in attesa di tornare al cinema tra una decina di giorni per rivedere Le Due Torri. Che trilogia!
••••½
La Casa Nera (1991): Primavera del 1992. Mentre tutti i ragazzini riempivano le sale dietro a Hook di Steven Spielberg, un altro ragazzino, il sottoscritto, chiedeva a suo padre di accompagnarlo al cinema a vedere il film di Wes Craven. Arrivato all’Adriano però, il malvagio cassiere informa il genitore che il film è vietato ai minori di 14 anni e così il decenne viene costretto anch’egli a ripiegare su Spielberg (per fortuna, ovviamente lo amerà!). Questo è il primo ricordo che ho di questo film, ovvero quando non riuscii a vederlo, salvo poi recuperarlo qualche anno dopo fino a conoscerlo a menadito grazie alle tante repliche programmate da TelePiù. Un ragazzino del ghetto, per cercare di pagare le costose cure mediche di cui ha bisogno sua madre e, contemporaneamente, evitare lo sfratto, si fa convincere da Ving Rhames a partecipare a una rapina nell’enorme magione degli inquietanti padroni di casa di quasi tutti gli edifici del ghetto stesso. Si tratta di un uomo e una donna (Big Ed e Nadine di Twin Peaks), avidi, sadici, crudeli, che nel tempo libero rapiscono bambini. Quando il ragazzino si introduce nella loro casa, si troverà catapultato in una sorta di Luna Park a tema horror, dove però rischia di non uscirne vivo. A tratti grottesco, con un sottofondo sociale che puzza più di pretesto che di sottile denuncia. Non è invecchiato benissimo però diverte e, soprattutto, ha avuto il merito di funzionare piuttosto bene negli anni 90.
•••


Lascia un commento