
Citazionista a non finire (in particolare Shining e 2001 Odissea nello Spazio, ma anche De Palma e Lynch), il secondo lungometraggio di Coralie Fargeat è praticamente un’opera di David Cronenberg che ha partorito un figlio da un film di Edgar Wright: jump cuts, estetica pop, cinefilia e body horror si incontrano in un film a tratti grottesco, capace di raccontare fin troppo bene l’ossessione del mondo di oggi nel doversi continuamente piegare di fronte agli standard di bellezza instillati dalla società, tv e social media in cima. Quel che ne esce fuori è qualcosa che può apparire orripilante e disgustosa, ma al tempo stesso anche irresistibile e divertente, come un folle ubriaco che urla dentro un autobus: vorresti distogliere lo sguardo e liberartene ma non riesci a smettere di osservarlo.
Demi Moore è una stella di Hollywood ormai in declino: per tornare ai fasti di un tempo e riprendere la conduzione di uno show di fitness dal quale è stata estromessa, decide di provare un programma sperimentale di modifica del dna per dar vita a un’altra sé più giovane e bella (Margaret Qualley, ormai il futuro è suo). Le due donne, due facce della stessa medaglia, hanno un solo obbligo: alternarsi ogni settimana, senza eccezioni, perché quando una vive, l’altra vegeta. La situazione, ovviamente, precipita ben presto, in due ore e venti in cui gli uomini, con il loro sguardo perennemente arrapato (non solo il produttore televisivo Dennis Quaid, che non a caso nel film si chiama Harvey, come Weinstein), sono completi idioti, ma dove anche le donne, ossessionate dalla bellezza, ritengono erroneamente che la loro “migliore versione” sia semplicemente quella più bella.
Demi Moore giganteggia in questa divertente assurdità, che ha portato a casa il premio per la miglior sceneggiatura a Cannes. Coralie Fargeat, con questa sorta di instant cult, è in grado di raccontare il suo tempo e di guardare direttamente al futuro (anche del cinema): il suo film mette in scena la deriva folle di un mondo sempre più costruito su apparenze e finzione, dietro la cui maschera c’è però qualcosa di mostruoso.


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