Recensione “Davanti agli occhi” (2008)

Ancora scorrono i titoli di coda, e la mente è concentrata sul finale spiazzante di questa pellicola: si delinea lentamente il quadro totale, i tasselli si incastrano nel puzzle realizzato dal regista Vadim Perelman e tutto diventa nitido. Un film sulla fatalità del destino, su come le nostre scelte influenzino il futuro di noi stessi e degli altri, oltre a mostrare uno dei tanti lati oscuri dell’America, quello delle stragi adolescenziali e dell’inquietudine famigliare. L’intenzione di Perelman non è quella di mettersi sulla scia di “Elephant” di Gus Van Sant, e neanche di fare un film di denuncia sullo stile di “Bowling a Colombine” di Michael Moore, bensì di raccontare come un episodio di violenza possa influenzare il destino delle persone coinvolte.

Diane e Maureen, amiche inseparabili, vivono in una tranquilla città del Connecticut, fantasticando sul futuro e godendosi la loro libertà adolescenziale, fatta di piccole ragazzate, qualche spinello, amori difficili e passionali. Una mattina qualunque, mentre sono nel bagno della loro scuola, sentono dei colpi di arma da fuoco provenire dai corridoi dell’istituto: un loro compagno di classe sta compiendo una strage. Improvvisamente il ragazzo irrompe nel bagno, trovando le due ragazze impaurite e in lacrime: soltanto una di loro morirà, e dovranno essere loro a decidere chi delle due si dovrà salvare. Il film ci catapulta quindici anni dopo, Diane è sposata con un serio professore e ha una bambina molto vivace e inquieta, caratterialmente è il ritratto di sua madre da piccola. In città incombe l’anniversario della strage della scuola, e per Diane è un momento difficile: la sua vita tranquilla in realtà è piena di inquietudini, il benessere è apparenza, i fantasmi del passato sono un tormento sempre presente.

I piani temporali del film si alternano continuamente, rievocando episodi del passato e proponendo più volte la sequenza nel bagno della scuola, arricchendola di particolari sempre maggiori fino ad un finale del tutto inaspettato che in qualche modo alza le sorti della pellicola, penalizzata anche dalla scarsa verve di Uma Thurman (Diane da adulta), apparsa svogliata e fuori posto. Al contrario piace molto Evan Rachel Wood (Diane da giovane), forse un po’ troppo legata al suo personaggio trasgressivo (figlio della sua interpretazione in “Thirteen”?), ma ad ogni modo credibile e ben calata nella cornice della storia. I sogni di una gioventù interrotta, la fragilità di un destino che gioca con la vita, il rimpianto per tutto ciò che poteva essere e non è stato, la sofferenza per tutto quello che non doveva succedere ma è successo. Davanti agli occhi scorrono i sogni di una vita, davanti agli occhi si compie il proprio destino.

pubblicato su Superga CineMagazine

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3 commenti Aggiungi il tuo

  1. Ale55andra ha detto:

    Avevo deciso di saltarlo, però quasi quasi mi hai convinta!

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  2. tracotnt ha detto:

    sai l’ho visto recentemente, ma non avevo capito niente. a fine film mi sono sentita una mezza deficiente e così ho cercato in internet. alla fine ho trovato il tuo blog che mi ha aperto gli occhi. davvero. avevo travisato totalmente il senso del film. credo che lo rivedrò. ciao e grazie.

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  3. Lessio ha detto:

    questo commento mi ha fatto davvero piacere, grazie a te

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