Recensione “Racconti incantati” (“Bedtime stories”, 2009)

Quante volte, durante la nostra infanzia, mille avventure sono cominciate nella nostra immaginazione al suono di quel fatidico “c’era una volta”, la formula magica per accendere l’interruttore della fantasia che è in ogni bambino che siamo stati, e che conserviamo gelosamente custodito nelle segrete della nostra mente. C’è chi pensa che quando si comincia un racconto si apre una finestra su un altro mondo, ma cosa succederebbe se quelle parole trovassero conferma nella vita reale? La Disney punta sul faccione rassicurante di Adam Sandler per una commedia dedicata ai più piccoli, assurda e simpatica al tempo stesso.

Skeeter lavora come tuttofare nell’hotel principale di una grande catena alberghiera: la sua disillusione nei confronti del mondo e della società dei leccapiedi (l’inetto e arrogante pretendente della figlia del capo è il probabile futuro direttore dell’hotel) gli nega ogni possibilità di mettere in mostra la sua grande fantasia, un dono che ha dalla nascita. Nel momento in cui la sorella di Skeeter partirà una settimana per lavoro, il nostro dovrà occuparsi tutte le sere dei suoi nipotini, due bambini dall’immaginazione fervida. I racconti “autobiografici” che Skeeter proverà a inventare ogni sera per i suoi piccoli, troveranno forma migliore grazie alle modifiche operate dalla fantasia dei bambini. Il problema è che ogni contributo alle favole apportato dai due nipoti si trasformerà in realtà: una pioggia di chewing-gum, un nano infuriato e, finalmente, l’occasione della vita. Il capo della catena alberghiera chiederà infatti a Skeeter di presentare un’idea per il nuovo albergo, un’occasione irripetibile per mostrare il suo talento, ma il tuttofare dovrà fare i conti con la fantasia dei due bambini, capace a loro insaputa di rendere reale ogni incanto.

Adam Sandler, sornione e sempre un po’ tra le nuvole, sembra divertirsi come un matto, rivestendo il film di un’aura che regalerà grasse risate ai più piccoli, e un’onesta dose di buonumore ai loro genitori (Skeeter è memorabile quando supplica i nipoti di inserire nel suo racconto addirittura i Led Zeppelin!). E quando sua sorella (Courtney Cox) si infurierà con il protagonista per aver detto ai bambini che il lieto fine non esiste, la morale fa capolino da dietro l’angolo, pronta a gratificare fino in fondo tutti i baby-spettatori che accorreranno in sala, nel rispetto della grande tradizione Disney. Medioevo, Far West, Roma antica, lo spazio intergalattico: il mondo dei racconti non è mai stato tanto reale, o forse la realtà non è mai stata così fantasiosa? Una cosa è certa: un lieto fine può esistere, sempre, per tutti.

pubblicato su Superga CineMagazine

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