Il nuovo caso cinematografico arriva dalla Francia, forte degli applausi ottenuti al Festival di Berlino e dei grandi consensi riscossi per i temi del film e l’umanità dei personaggi. Amore ed amicizia incastonati nello scottante contesto dell’immigrazione clandestina, un film che in patria ha fatto scalpore, anche in seguito alle parole del regista, che hanno acceso un vespaio di polemiche: «Quello che accade oggi a Calais mi ricorda ciò che è accaduto in Francia durante l’occupazione tedesca: aiutare un clandestino è come aver nascosto un ebreo nel ‘43».
Calais è una piccola cittadina nel nord della Francia affacciata sul canale della Manica, e dunque giungla di approdo per immigrati clandestini che sognano una vita in Inghilterra. Il curdo Bilal, minorenne, ha attraversato l’Europa per arrivare sin qui, ad un passo da Londra e dal suo grande amore: dopo aver fallito un primo tentativo, capisce che l’unico modo che ha per passare la frontiera è quello di attraversare la Manica a nuoto, e raggiungere quella costa tanto agognata e mai tanto vicina, addirittura visibile in lontananza. Comincia a prendere lezioni di nuoto da Simon, un ex-nuotatore professionista appena divorziato con la moglie: tra i due nasce un’amicizia speciale, Simon si prende a cuore il destino del giovane Bilal, proprio lui che ha appena perso la moglie vuole veder realizzato il sogno romantico del ragazzo, anche se rischia il carcere per il suo aiuto e la sua complicità.
Una storia di passioni e voglia di farcela, nonostante i metodi del governo Sarkozy, il quale ha passato una legge sull’immigrazione che punisce i cittadini francesi che aiutano i clandestini punendoli con cinque anni di reclusione (ha fatto notizia l’interrogatorio di 9 ore ad una signora di 60 anni rea di aver ricaricato il cellulare ad un immigrato irregolare). Il film di Philippe Lioret non ha alcuna presunzione, il regista focalizza il suo sguardo sulla tenacia e la caparbietà di un giovane innamorato e la bella amicizia che nasce con il suo allenatore, immergendo la loro storia in una giungla di diffidenza e di pregiudizi, che ha risvegliato l’indignazione del popolo francese, e non solo: la speranza è che “welcome” non resti una semplice parola da scrivere sugli zerbini.