La sezione Alice nella Città del Festival di Roma è una sorta di Giffoni ridotto: un tempo li chiamavano film per ragazzi, ma di fronte ad alcune perle dire che sono film per un pubblico così ridotto è davvero un peccato. Film per ragazzi, sì, ma anche per i più grandi: piccoli grandi gioielli di qualità, diamanti grezzi di bellezza e leggerezza, provenienti dalle cinematografie più improbabili. Si potrebbe dire che è il caso di “My Brothers” di Paul Fraser, road movie irlandese, che raccoglie in sé tutte le caratteristiche più belle di questo genere, inserendo come nel migliore dei casi, una vena di ironia che accompagna il viaggio di questi tre disastrosi fratelli per le campagne della Mamma Irlanda.
Durante una lite a scuola il diciassettenne Noel rompe l’orologio del padre morente. Deciso a tutti i costi a sostituirlo con uno nuovo, si lancia in un viaggio a bordo di un furgoncino marrone verso la cittadina di Ballybunion. A causa di una ferita alla mano non può cambiare le marce, così deve coinvolgere nell’avventura suo fratello Paudie, undicenne spavaldo e tifosissimo del Liverpool, e il piccolo Scwally, sette anni ed una passione irrefrenabile per “Guerre Stellari”. A bordo di questo scassatissimo furgone, i tre fratelli, caratteri diversissimi tra loro, viaggiano attraverso il verde della loro splendida Irlanda in un tragitto dove ritroveranno luoghi della loro infanzia e quell’unione che non hanno mai avuto: nel nome del padre.
Tante battute spassose affidate alla dolcezza del piccolo Scwally («Se sei lassù in cielo, aiutaci, Luke Skywalker!») e alla spavalderia del grassoggio Paudie, ma anche tanti momenti di delicata riflessione, profondità e amore, racchiusi nel personaggio di Noel, il più maturo, poeta malinconico e figlio devoto. Un’avventura on the road, che difficilmente avremo modo di ritrovare nelle sale italiane, motivo assolutamente valido per non perderselo durante il Festival di Roma.