Recensione “L’ultimo esorcismo” (2010)

Finalmente un film horror degno di questo nome: quando pensiamo alle migliori pellicole di genere degli ultimi quindici anni i primi titoli a venirci in mente sono “The Blair Witch Project” e “Rec”, e risalta subito un elemento in comune tra questi ed il film in questione. Si tratta di mockumentary, falsi documentari: che sia divenuto questo ormai il genere prediletto e ideale per raccontare la paura? La pensa così certamente Eli Roth, che ha inaugurato la sua casa nuova casa di produzione, la Arcade Films, proprio con questa pellicola.

Il Reverendo Cotton Marcus da sempre si arricchisce ai danni dei fanatici religiosi, praticando finti esorcismi per spillare soldi alla comunità. Da una fattoria dispersa nella campagna arriva la chiamata di un uomo convinto che sua figlia sia posseduta dal demonio: il Reverendo, oppresso dai sensi di colpa per le continue truffe, decide di girare un documentario-confessione su quello che sarà il suo ultimo esorcismo. Una volta arrivato nella fattoria degli Sweetzer, dopo l’ennesimo esorcismo-truffa, la situazione comincerà a prendere pieghe inaspettate e per Marcus e la sua piccola troupe potrebbe essere tardi per tornare indietro.

Camera a mano nel pieno rispetto della “tradizione”, totale assenza di musica ed effetti sonori e soprattutto niente effetti speciali: ed è qui che il film conquista la nostra approvazione, niente magie digitali, soltanto ciò che gli attori sono in grado di fare. Da tutti questi ingredienti, la ricetta moderna della paura: il film di Stamm tiene incollati alla poltrona, in ogni momento sembra possa esplodere la situazione, e in ogni momento c’è l’angoscia che si insinua tra le poltroncine del cinema. Un altro grande horror girato con pochi mezzi e buone idee: la semplicità è decisamente il segreto della paura.

pubblicato su Livecity

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Un commento Aggiungi il tuo

  1. utente anonimo ha detto:

    Finalmente vedo altri che, come me, hanno apprezzato questo film.

    LA MIA RECENSIONE

    "Mi piace"

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