Che strano Paese che è l’Italia. Un Paese dove un autore interessante come Gianni Di Gregorio, già sceneggiatore e aiuto-regista di Matteo Garrone, fa il suo folgorante debutto dietro la macchina da presa a quasi 60 anni (l’acclamato “Pranzo di Ferragosto”), vincendo il David come miglior regista esordiente. Dopo due anni torna con “Gianni e le donne”, ricalcando con leggerezza e bravura le atmosfere del film precedente. Uno stile tutto italiano potremmo dire, che ricorda un po’ il Nanni Moretti degli esordi, così autobiografico nei suoi ritratti di vita quotidiana, ma così differente per il modo di raccontare e descrivere questi frammenti di “straordinaria normalità”. Due film e due protagonisti che portano il nome del regista, nel quartiere del regista: quella Trastevere popolare che sembra figlia di Sergio Leone, e sorella di Carlo Verdone. Una ricerca autobiografica riversata in un cinema assolutamente realistico ma allo stesso tempo pennellato dall’assurdità del quotidiano, talvolta onirico (come il divertente viaggio mentale che chiude il film, alla domanda “ma che te dice er cervello?”).
Gianni ha 60 anni ed è circondato da donne: la moglie, la figlia, l’inquilina di sotto bella e mondana, la madre spendacciona e viziata, amiche del passato recente e non. Gran parte della sua giornata è all’insegna delle donne: Gianni le ascolta, le vizia, le comprende, si dedica totalmente a loro, incalzato anche dal coetaneo avvocato, che cerca continuamente nuovi flirt che mai si realizzano. Ed ecco che così passano le giornate di un pensionato troppo giovane per fare il “vecchio” al bar, e allo stesso tempo troppo anziano per correre dietro ad ogni donna.
Un protagonista spesso ironico ma tenuemente velato di malinconia, splendidamente interpretato dallo stesso regista, capace ancora una volta di dimostrarsi autore completo (anche stavolta ha scritto, diretto e interpretato la pellicola). Un protagonista eccellente dicevamo, ma circondato da ottimi comprimari: su tutti Michelangelo, il ragazzo di sua figlia, romanaccio disilluso e un po’ scazzato, e la madre di Gianni, Valeria (favolosa Valeria De Franciscis), capricciosa, viziata, e irresistibile. Un film che fa bene all’Italia, un autore di cui andare orgogliosi. La commedia italiana è ancora viva.
pubblicato su Livecity