
Parlare di “The Tree of Life” è come raccontare un bel sogno, che si vive, si tocca quasi con mano, ma che lentamente sfuma i suoi contorni lasciando alla fine soprattutto il ricordo di una sensazione che ci avvolge, ci culla nel vissuto quotidiano, parlando direttamente alla nostra anima. Dire che quello di Terrence Malick è soltanto un film sarebbe come dire che la Divina Commedia è soltanto un libro: l’esperienza umana sfiorata lungo le oltre due ore di film porta con sé la capacità di tramutare la visione cinematografica in un viaggio all’interno di noi stessi, di navigare attraverso le corde dell’anima, commovendo, emozionando, grazie alle piccole parole, esaltando con discrezione e amore la bellezza per ciò che ci circonda. Una vita che dovremmo percorrere senza perdere mai la meraviglia, sembra suggerire il regista, da vivere senza lasciarci dietro nulla, affondando nell’Amore, con la lettera maiuscola, l’unico senso del vissuto.
La vita di una famiglia americana negli anni 50, con tre bambini educati sotto lo sguardo severo e militare del padre, ma anche secondo dettami di grazia e bontà trasmessi silenziosamente dalla madre. Un conflitto famigliare come pretesto per sussurrare il senso della vita: è questo che fa Malick, chiedendo allo spettatore lo sforzo di abbandonarsi alla sua opera, di lasciarsi guidare, e soprattutto di fidarsi di lui. Le vicende della famiglia diventano così sfondo universale per comunicare all’universo le meraviglie della nostra esistenza, con uno sguardo certamente spirituale, ma che ogni spettatore può riuscire ad interpretare secondo la propria sensibilità, la propria esperienza, le proprie emozioni. Come una farfalla che si posa sulla mano, come una goccia di pioggia che si riversa nel mare, come il sorriso di chi ti vuole bene: il film di Malick non è qualcosa che si racconta, è qualcosa che si vive. E tra tutte le funzioni che si possono associare al Cinema, questa è assolutamente quella di cui sentivamo fortemente bisogno. Vivi, ama, ridi. Meravigliatevi.

Grande Lessio! E' verissimo quel che dici, I giorni del cielo per me è stata una esperienza di vita, ho vissuto quel film! Il cinema di Malick è magia allo stato puro, trasforma in poesia ogni cosa che filma, e come hai ben scritto, arriva all'anima!
GGM
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confesso la mia PERPLESSITA'….
bisogna che lo riveda…
diciamo che è un FILM CHE FA PENSARE (più che un bel film): chi siamo? da dove veniamo? che significato ha la nostra vita? perché la morte ci addolora tanto, per sapendo anche troppo bene che tocca a tutti (e beati gli animali che vivono e muoiono senza pensarci)? perchè abbiamo bisogno di risposte a queste e a tante altre domande?
ripeto: LO VEDRO' ANCORA e poi posterò
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Un film che rimane dentro… una delle più belle esperienze vissute di fronte ad uno schermo con quelle immagini, quelle musiche scelte alla perfezione… quella storia in doppia cordata tra padre e figli… tra Dio e uomo… oso dire… sembra una risposta odierna a 2001 a space odissey. lì l'evoluzione coinvolgeva la mente, le capacità, la consapevolezza, in fondo: la natura umana.
Qui, come vien detto all'inizio, è la Grazia a costuituire la vera evoluzione… con quello slancio verso la vita eterna dove le fragilità e i fallimenti vengono superati dalla luce, dall'amore dal perdono.
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E' già la seconda volta che mi capita di emozionarmi solo leggendo la recensione. Figuriamoci quando vedrò il film…
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Un film che è riuscito a toccare e a far emergere sentimenti profondi, sentiti e spesso rimossi, perchè fanno male e riflettere….i ricordi che ti invadono con il ritmo di un monologo interiore, dove non c'è cronologia, il tempo e lo spazio si accavallono in un disordine che è , poi in fondo, un ordine come quello della natura. le immagini,la musica, e quella commovente scena finale, che rappresenta in fondo il desiderio segreto di ognuno di noi.non cesserò mai di meravigliarmi.Grazie a Malick per avermi fatto scoprire di essere ancora in grado di commuovermi e di non reprimere le lacrime che spesso trovano altre strade e si cristallizzano dentro facendoti male.
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questa secondo me è la migliore analisi di The Tree of Life che sono riuscito a trovare, è a cura di Jennifer Cazenave. se leggete il francese, godetevela:
http://www.nonfiction.fr/article-4662-p1-exegese_dune_palme_dor__the_tree_of_life__2011_de_terrence_malick.htm
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ieri ho rivisto "The Tree of Life": è incredibile come questo film mi faccia sentire piccolo e inutile, ma allo stesso tempo migliore. credo che malick sia un extraterrestre: ci osserva da anni in silenzio, lentamente ha capito tutto dell'essere umano. e ora ha deciso di spiegarcelo.
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Bellissima recensione, complimenti. Il film è davvero molto bello: visivamente (non vi è un'inquadratura banale in tutta la pellicola, e la suggestione provocata da alcune sequenze del film è davvero incredibile, merito del regista, del montaggio e della scelta delle mnusiche) e a livello di contenuti: secondo me alla fine il messaggio che malick vuole lanciare è che l'uomo e la vita e il miracolo della nascita sono qualcosa di straordinario, di grandioso (come l'universo, da cui il parallelo fra la nascita dell'uomo e quella del nostro pianeta), che quasi non hanno bisogno di Dio.
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