Un regista polacco che gira un film in Francia fa subito venire in mente Roman Polanski, non del tutto a torto, anche se in realtà il film di Pawel Pawlikowski si muove con uno stile tutto suo. Un intrigo della mente illuminato da atmosfere grigie e malinconiche che si prestano perfettamente come corrispettivo fisico e spaziale delle sensazioni interiori del tormentato protagonista. Una regia curata, precisa, che staglia i suoi personaggi su sfondi sfocati, avvolgendo la pellicola di sensazioni quasi oniriche, come se la Parigi raccontata dal film fosse un non-luogo, una città indefinita e indefinibile, all’interno della quale ci si muove senza direzioni precise. Ma una direzione precisa invece c’è: il “quinto” (arrondissement) del titolo, dove vive una donna misteriosa, fatale, fulcro narrativo e infine chiave di lettura del film.
Lo scrittore Tom Ricks, celebre per un unico romanzo scritto molti anni prima, si trasferisce a Parigi per riabbracciare la sua bambina, che vive lì con la madre. Un’ordinanza e l’astio della donna gli impediscono però di avvicinare la piccola. Tom, per evitare l’arrivo della polizia, sale su un autobus e finisce per addormentarsi: si ritroverà in periferia, derubato nel sonno di ogni cosa, e sarà costretto a sistemarsi in un motel di infimo ordine. Qui riesce a trovare un lavoro piuttosto misterioso, ed è sempre nel mistero che si incontra con una donna, vedova di uno scrittore ungherese, con la quale comincia una relazione in un appartamento lussuoso nel Quinto. Ma fino a dove arriva la realtà? E dove comincia l’infinito potere della mente, non più costipato in un corpo capace di controllarlo, ma sprigionato verso i labirinti più oscuri e indefiniti della verità?
Una coppia di straordinari interpreti: Kristin Scott Thomas non sorprende più, il suo talento ci ha già regalato una memorabile galleria di personaggi; Ethan Hawke invece si lancia perfettamente in un ruolo che non ha mai affrontato (anche se lo avevamo già visto a Parigi proprio in veste di scrittore nel bellissimo “Before Sunset” di Linklater), un personaggio triste, malinconico, incapace di controllare i demoni che aleggiano nella sua mente. E con un solo, unico, obiettivo: scrivere una lettera per la sua bambina, che giorno dopo giorno sembra quasi trasformarsi in un nuovo romanzo, dove, tra realtà e finzione, si riesce a cogliere un’indiscussa verità: l’amore di un padre per sua figlia.
