Recensione “Cloud Atlas” (2012)

“La nostra vita non ci appartiene. Dal grembo alla tomba, siamo legati agli altri. Passati e presenti. E da ogni crimine, da ogni gentilezza, generiamo il nostro futuro”.
Le parole della “replicante” Sonmi sono il filo conduttore di un film ambizioso e complesso, lunghissimo (due ore e cinquanta minuti) ma potente, affascinante, avvolgente. Siamo tutti connessi: è questo il sunto massimo dell’opera dei fratelli Wachowski, realizzata insieme a Tom Tykwer. Un’opera dal vago sentore new age, capace di alternare sei film, sei trame e sei epoche storiche differenti in un flusso cinematografico unico e continuo, credibile, funzionale, ricco di fascino: tratto dal romanzo omonimo di David Mitchell e sceneggiato dai tre registi, “Cloud Atlas” abbraccia vari generi cinematografici e ci mostra come il corso degli eventi e le decisioni di singoli individui possano avere ripercussioni imprevedibili sul tempo e sulle vite degli altri.

Nel 1849 un avvocato, di ritorno da un viaggio nelle isole del Pacifico, offre rifugio ad uno schiavo in fuga. Nella Scozia degli anni Trenta un compositore agli esordi cerca di realizzare la sua prima opera da dedicare alla persona che ama. Nel 1973 una caparbia giornalista di San Francisco indaga sul rischio di un disastro nucleare. Nell’Inghilterra del 2012 un editore di successo viene tenuto prigioniero in una casa di cura per anziani. Nella Corea del 2144 una clone operaia viene liberata clandestinamente scoprendo l’amore e la coscienza umana. Nel futuro post apocalittico del 2300, un pastore incontra una donna proveniente da una civiltà più evoluta. Sei contesti differenti sui quali si avvolge e si sviluppa un film unico, completo, dove ogni situazione rimbomba e fluisce su un’altra, si evolve, si reincarna, sottolineando la filosofia che lega l’idea alla base della pellicola: tutto è connesso.

Un progetto enorme e profondo, uno spettacolo visivo ed emozionale al quale prende parte un cast ricco di grandi interpreti, ognuno nei panni di sei personaggi differenti: Tom Hanks, Halle Barry, Jim Broadbent, Hugo Weaving, Jim Sturgess, Susan Sarandon, Hugh Grant e molti altri. Probabilmente una pellicola troppo ambiziosa e troppo complessa per un pubblico generalista, ma che sicuramente troverà una cerchia di appassionati disposti ad amarla: coloro che riusciranno con pazienza a lasciarsi trasportare dai suoi 172 minuti, e che alla fine, messe insieme le tessere di questo mosaico, si ritroveranno per qualche minuto a riflettere sul modo in cui percepiscono il mondo e la vita (e che magari vorrebbero ritrovarsi anch’essi sul corpo una voglia a forma di cometa, segno di un’illuminazione che si protrae nei secoli, da individuo a individuo). Tutto è connesso, e ogni vita è come una goccia in un oceano. Ma in fondo “cos’è l’oceano se non una moltitudine di gocce?”.

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