Hayao Miyazaki è una di quelle persone che, appena finisci di vedere un suo film, hai voglia di abbracciare. Il ritorno al cinema della Principessa Mononoke è un’ottima occasione per ritrovare il calore dei suoi acquarelli, il coraggio dei suoi protagonisti, la bontà della sua terra, la magnificenza della natura. L’amore di Miyazaki per la natura è un tesoro da proteggere, da custodire e portare sempre con sé: in questa occasione lo spunto arriva dal Giappone medievale e dallo scontro tra la natura stessa e la cività industriale. Il film dà vita ad una foresta magica abitata da divine belve parlanti, da una giovane guerriera e da un Dio Bestia che rappresenta il cuore stesso della foresta. Nel Giappone caotico e destabilizzato di quel periodo, il conflitto tra gli dei della natura e gli uomini sembra una partita che non porterà a nessun lieto fine, a meno che le due fazioni non riescano a convivere e a rispettarsi.
Nel Giappone selvaggio del XIV secolo il progresso dell’uomo comincia a smussare le fondamenta dell’equilibrio ecologico. In una quieta e pacifica tribù del nord appare un giorno un cinghiale posseduto da una divinità malvagia, che ha preso forza dall’odio e dal rancore. Il giovane guerriero Ashitaka riesce a fermare la bestia, ma resta ferito ad un braccio e colpito da una maledizione che lo condurrà a morte sicura. L’unica possibilità è di addentrarsi in una foresta magica situata ad Ovest, e sperare nella benevolenza del Dio Bestia. A difendere la foresta ci pensa la principessa degli spettri (Mononoke in giapponese), San, che lotta costantemente contro l’adiacente tribù di fabbri e la sua matrona, Madame Eboshi, che vorrebbe distruggere la foresta per espandere il suo villaggio. Ashitaka si troverà al centro di questo eterno conflitto, cercando di conquistare la fiducia di San e quella della tribù di Eboshi, nella speranza di ripristinare quell’equilibrio ormai vacillante.
“Ti voglio bene Ashitaka, ma non posso perdonare gli esseri umani”: queste le parole di San, anch’essa un essere umano, ma cresciuta dai lupi selvatici sin da piccola e per questo motivo pura, totalmente distaccata dalla corruzione e dalla malvagità degli uomini. Ma sono davvero così cattivi gli esseri umani? Eboshi, la nemesi di San, è una donna che offre protezione e ricovero ai malati, ai contadini senza terra, alle donne senza un futuro; allo stesso tempo il cuore di San si è indurito, la Principessa Mononoke sa anche esprimere odio e rabbia. Miyazaki racconta il conflitto tra umanità e natura attraverso la filosofia dello Yin e dello Yang: ogni parte contiene in sé il seme per il proprio opposto, le due fazioni posso coesistere solo se trovano un equilibrio. Quando questo equilibrio è finalmente raggiunto, la magia di Miyazaki si realizza in tutta la sua maestosità.
L’ha ribloggato su il meglio del cinema.
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