Recensione “Wild” (2014)

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Questo è uno di quei film che già prima di vedere sapevo mi sarebbe piaciuto tanto. Troppe coincidenze in ballo, e troppe coincidenze si sa, fanno una prova: un regista che apprezzo (Jean-Marc Vallée), un’attrice bravissima (Reese Whiterspoon), la sceneggiatura firmata da Nick Hornby (autore di “Alta Fedeltà”, il mio libro preferito) e poi, ciliegina sulla torta, la storia di un viaggio per ritrovare se stessi. A tutto ciò va aggiunta una colonna sonora strepitosa, che spazia da Simon & Garfunkel a Bruce Springsteen, fino a Leonard Cohen e i Portishead, solo per citarne alcuni.

Tratto dal libro-diario di Cheryl Strayed, il film racconta l’incredibile viaggio percorso da questa ragazza nel 1995, quando in seguito al deragliamento della sua vita, dovuto alla droga, alla fine del suo matrimonio e soprattutto a un grave lutto, decide, senza alcuna preparazione nè esperienza, di percorrere a piedi, per oltre mille chilometri, il Pacific Crest Trail, sentiero montano che va dal confine messicano fino a quello canadese. Se è vero che per ritrovare se stessi bisogna in qualche modo perdersi, è questo che fa Cheryl, dal deserto fino alle vette innevate del suo percorso: ingaggia una sfida con i suoi limiti, ci rende partecipi della fatica, del peso del suo enorme zaino, della paura di non farcela e va avanti, un passo dopo l’altro, fino alla redenzione.

Il montaggio, sia visivo che sonoro, è un vero e proprio protagonista: il cammino della protagonista è intervallato da continui flashback e strofe di canzoni, ricreando perfettamente quei frammenti di pensieri che tutti noi abbiamo in quei momenti in cui ci troviamo a camminare soli. Le immagini del passato nascono dunque dalla sua mente, così come la colonna sonora è soffusa, bassa, lontana, evocata dai ricordi, da uno stereo o dal canticchiare di Cheryl (che in una scena chiede adddirittura sostegno a Springsteen e alla sua “Tougher than the rest”, inequivocabile firma di Hornby sulla sceneggiatura). Reese Whiterspoon ci regala forse la sua interpretazione più intensa (certamente dal punto di vista fisico), caricandosi sulle spalle non solo lo zaino di Cheryl ma anche l’intera pellicola, da lei stessa prodotta.

“Se il tuo coraggio ti è negato, va’ oltre il tuo coraggio”, diceva Emily Dickinson (e la stessa Cheryl, che più volte lungo il viaggio fa sue citazioni letterarie di vari autori): oltre il coraggio c’è la scoperta di ciò che ancora non sappiamo, delle prove che la vita ci deve ancora mettere sulla strada, fino alla consapevolezza che la strada più difficile da percorrere è proprio vivere: l’importante è avere un buon paio di scarpe.

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