Borgo Mezzanone è una località rurale situata a dieci chilometri da Foggia, nel bel mezzo del Tavoliere delle Puglie. Durante la Seconda Guerra Mondiale le truppe alleate realizzarono una pista aeroportuale: oggi il Borgo è poco più che un rettilineo immerso nel grano, non lontano dal quale è possibile trovare un centro accoglienza per richiedenti asilo. La pista aerea oggi è abitata da decine di migranti che hanno occupato i container abbandonati, dove vivono alcuni dei protagonisti di questo bellissimo documentario realizzato da Luciano Toriello, giovane regista pugliese che in questo lavoro racconta quattro storie di vita, di famiglia, di dignità, bravissimo nel trattare le sue scene con sensibilità, senza mai scadere nella retorica e nel buonismo a buon mercato. Al contrario, queste vite che scorrono accanto alle nostre sono storie di riscatto, sono vite di persone che vogliono ritrovare la dignità perduta, la famiglia lontana, storie di uomini e donne che vogliono vivere, e non solo sopravvivere.
È così che conosciamo Blessing, una donna nigeriana alle prese con una complicata gravidanza; Roger, un ragazzo ivoriano che vorrebbe portare la sua famiglia in Italia; l’indiano Peropkar (nato in Italia, e che tutti chiamano Gianni), che cerca l’indipendenza da quella famiglia che ha sempre voluto decidere al posto suo; il somalo Farhan, determinato a seguire, grazie alla sua cultura e alla caparbietà, un percorso che lo condurrà all’integrazione definitiva.
La sensibilità di Toriello restituisce allo spettatore non solo la dignità di questi quattro personaggi, ma con una manciata di immagini è capace di introdurre alla perfezione il territorio nel quale avviene tutto ciò, quella Puglia rurale e quasi antica, che accoglie e abbraccia i suoi coloni, i suoi abitanti, le storie intrecciate ai suoi campi di grano. Il documentario, prodotto da Alessandro Piva per Seminal Film, è stato presentato in anteprima al Festival del Cinema Europeo.