“L’essenziale è invisible agli occhi”: su questo principio si basa uno degli insegnamenti più importanti dell’infanzia di tutti noi, quegli ex-bambini che ormai tanti anni fa avevano letto, vissuto e respirato le pagine del capolavoro di Antoine de Saint-Exupéry. Ora, da adulti (o presunti tali), ritroviamo la dolcezza e la semplicità della bellezza (o la bellezza della semplicità) nel film di Mark Osborne, già apprezzato regista di “Kung Fu Panda”.
Una bambina si trasferisce con sua madre nella casa accanto a quella di un vecchio aviatore un po’ eccentrico. L’uomo, attraverso le pagine del suo diario e i disegni, racconta alla piccola la storia del suo incontro con un enigmatico ragazzino giunto da un pianeta lontano, il Piccolo Principe. La bambina resta affascinata da questo racconto, riscoprendo la bellezza del diventare grandi senza perdere la meraviglia per le piccole cose che ci circondano.
Eccellente nell’alternanza tra computer grafica e stop motion, il film di Osborne convince soprattutto nella prima parte, cioè finché mantiene costante il rapporto tra il presente inventato per il film e quel “passato” raccontato da Saint-Exupéry. Si concede invece un po’ troppe libertà nel finale, libertà che però gli vengono perdonate quando la morale iniziale viene ribadita attraverso delle immagini bellissime. Per i più piccoli sarà un modo meraviglioso di cominciare il 2016, ai più grandi farà bene ripassare una delle più importanti regole non scritte: non bisogna mai dimenticare il bambino dentro di noi.