Finestrini rigati da lacrime di pioggia, vetri opachi sui quali si riflettono le luci dell’inverno newyorkese, la lente protettiva di una macchina fotografica. L’ultimo, splendido, film di Todd Haynes si svolge per larghi tratti dietro uno vetro, una sorta di schermo dietro il quale le protagoniste cercano riparo da un circuito sociale nel quale non si sentono a loro agio in un’epoca, gli anni 50, in cui il popolo statunitense si agitava a metà strada tra due sentimenti contrastanti: l’ottimismo e la paranoia.
Therese Belivet è una giovane impiegata di un grande magazzino. Un giorno incontra Carol, una donna matura, attraente, imprigionata in un matrimonio senza amore. Tra le due donne scatta da subito un’intesa che ben presto si trasformerà in un legame più profondo e coinvolgente.
Una fotografia eccezionale, associata allo sguardo di Haynes, contribuisce a rendere visivamente evocativa la storia, aiutata anche da un’eccellente colonna sonora: ogni settore infatti, dalle scenografie ai costumi, è un perfetto tassello tecnico che contribuisce in maniera straordinaria al quadro d’insieme. In fondo non è che la storia di due persone che, senza essersi cercate, si trovano: una vulnerabile, pensierosa, spaventata da tutto ciò che ha da perdere, l’altra invece più confusa, sofferente, che rifiuta il “sogno americano” offertole dal suo fidanzato per inseguire la voce che sente dentro di lei. Ma se si è emotivamente onesti con se stessi, su chi si è e su ciò in cui si crede, le cose potrebbero non andare molto bene, ma ci si ritroverà certamente ad essere delle persone migliori. Il 2016 non è ancora cominciato, ma abbiamo già uno dei film dell’anno.