Se la musica aveva già affrontato la storia delle Suffragette (pensiamo alla Emily dei Manic Street Preachers, per esempio), il cinema al contrario ha soltanto sfiorato l’argomento (addirittura in una scena di “Mary Poppins”) senza mai soffermarsi sulla storia di questo movimento, sui sacrifici e sulla straordinaria forza d’animo di queste donne eccezionali. Lo fa, e anche piuttosto bene, Sarah Gavron, con una pellicola che sprigiona desideri di giustizia e uguaglianza di diritti per ogni essere vivente.
A Londra, nei primi anni del Novecento, sotto la guida della carismatica Emmeline Pankhurst, un gruppo di donne inglesi si riuniscono per convincere il governo a cambiare la legge e a concedere anche alle donne il diritto di voto. La protesta di queste donne operaie, lavoratrici, borghesi, sole e sposate dilaga in tutta l’Inghilterra. La giovane Maude, operaia in lavanderia per 13 ore al giorno, si lascia lentamente coinvolgere dal movimento delle Suffragette, fino a trovare una sua propria voce che, unita a quella delle sue compagne, risulterà decisiva nel lungo percorso verso la parità dei diritti.
Seppur differente per momento storico, luogo e anche per il tema trattato, vedendo questo film è difficile non pensare alle discussioni recenti a proposito del DDL Cirinnà. Insomma, è così difficile distinguere ciò che è giusto da ciò che non lo è? A quanto pare sì, ma la storia, come in “Suffragette”, insegna che le grandi battaglie prima o poi sono state vinte, il mondo è cambiato e, tornando al film, è molto bello il modo in cui la regista ce lo fa vedere: per tutti i suoi cento e passa minuti è molto forte il desiderio di urlare contro il governo inglese, contro una società totalmente ingiusta, chiusa dietro il suo maschilismo e le sue iniquità. Certo, in alcuni momenti, come nella scena in cui Maude è costretta ad allontanarsi dal figlio, il film può risultare anche ricattatorio nei confronti dello spettatore, ma in realtà è semplicemente il gioco emotivo del cinema che si innesca per impattare con lo sdegno di chi osserva impotente lo svolgersi dei fatti.
Un cast particolarmente azzeccato chiude il cerchio e toglie ogni dubbio sul valore della pellicola, uno splendido manifesto sull’uguaglianza e sul dolore del sacrificio: ogni volta che scegli, perdi qualcosa, il punto è capire cosa si è disposti a perdere. Da dedicare a chi ancora oggi lotta, non si arrende e non molla in nome dell’uguaglianza e della parità dei diritti.