Sei solitudini, ognuna diversa a suo modo, si incontrano (a coppie): Samuel Benchetrit mette in scena l’assurda teatralità della vita, dove ogni individuo è un’isola in attesa di un naufrago. Attraverso un anonimo condominio di una qualunque periferia francese, il film racconta la banlieue allontanandosi dai cliché tipici del genere, concentrandosi sul lato umano di sei personaggi in cerca d’autore. Il film simbolo sulla periferia francese, totalmente differente da questo di Benchetrit, in una sua celebre frase diceva: “L’importante non è la caduta, ma l’atterraggio”: In queste cronache dell’asfalto (così si chiama il libro dello stesso regista dal quale è stato tratto il film) sembra che l’importante sia invece rialzarsi dopo una caduta, che sia dal cielo, da una sedia a rotelle o dal palcoscenico.
Un uomo solitario si improvvisa fotografo giramondo per conquistare una timida infermiera di notte. Un adolescente annoiato e senza stimoli convince una celebre attrice caduta nel dimenticatoio ad ottenere il ruolo del suo rilancio. Un astronauta americano atterra per caso sul tetto del condominio e viene accudito da una gentile signora araba rimasta sola dopo l’incarcerazione del figlio.
Si ride, si ha voglia di abbracciare queste persone incontrate sullo schermo, ma che potrebbero essere, chi più, chi meno, nostri vicini di casa. E poco importa se vi sto scrivendo dalla Garbatella, a Roma, e vi parlo di una qualunque periferia della Francia (il film è girato in Alsazia): la solidarietà tra persone vicine, la voglia di rialzarsi dopo una caduta è uguale in qualunque angolo del pianeta. Sono i silenzi a dominare la scena, gli sguardi, timidi o coraggiosi, i tentativi di superare le incomprensioni e gli ostacoli, che siano linguistici, generazionali o caratteriali. Sei solitudini autentiche e malinconiche, che per un attimo troveranno la scintilla per sentirsi meno abbandonate: perché niente è più confortante del calore umano. Un piccolo gioiello.