Capitolo 215

Autumn is coming. L’estate è ormai agli sgoccioli e ci avviciniamo a grandi passi verso la stagione cinematograficamente più ricca, con i film di Cannes che finalmente arrivano in sala, il Festival di Roma (che da queste parti amiamo sempre tanto) e quelle serate in cui il cinema è la cosa migliore che ci può capitare, perché fuori magari piove, perché le foglie che cadono sono come un tappeto rosso sul quale passeggiare verso la sala più vicina. Tanti film in questo nuovo capitolo, da un Hitchcock degli anni 30 alla Palma d’Oro dell’ultimo Cannes, da un paio di chicche nostalgiche della mia infanzia alla nostalgia soffusa di un’Americana amara. Non ci facciamo mancare niente.

La signora scompare (1938): Sempre una cosa meravigliosa avere ancora film di Alfred Hitchcock da vedere, è come se il nostro continuasse a fare film inediti soltanto per noi che possiamo finalmente scoprirli. Questo film del 1938 è senza dubbio avvincente, ma aver letto il libro un mese prima di vedere l’opera in questione sicuramente rovina la visione. Senza suspense, sapendo già le vicende della storia, non è davvero facilmente giudicabile. Posso però dirvi che il libro di Ethel Lina White è stupendo.

Un padre, una figlia (2016): Cristian Mungiu non sbaglia mai un film, è veramente un regista straordinario. La sua macchina da presa si muove pochissimo, il minimo necessario e soltanto quando è funzionale alla scena. I suoi personaggi si muovono all’interno, mossi dalle imprevedibili trame del destino. Questa sua ultima fatica gioca interamente tra le sfumature di ciò che è giusto e ciò che non lo è. Bellissimo.

It (1990): Altro libro, altra visione, con la differenza che stavolta il film (o mini-serie) in questione era stato uno dei capisaldi della mia infanzia. Non lo vedevo da una ventina d’anni e bisogna dire che riguardare questo film dopo aver letto il libro di Stephen King è come trovarsi a casa la Littizzetto dopo essere usciti a cena con Natalie Portman. Tim Curry è straordinario nei panni di Pennywise il clown (l’immaginario della mia infanzia non sarebbe lo stesso senza di lui), ma il resto è scritto maluccio, ed è tutto troppo censurato (colpa della destinazione televisiva). Anche in questo caso, leggetevi le 1300 pagine di King e lasciatevi andare alla magia. Al galoppo, Silver!

Lo stravagante mondo di Greenberg (2010): Visto per la prima volta nella mia unica esperienza al Festival di Berlino, dove lo guardai in una gelida mattinata dopo una notte di balli e Jagermeister, ho finalmente recuperato come si deve l’ennesima conferma del talento di Noah Baumbach e di Greta Gerwig. Questi due quando si incontrano fanno cose grandissime (vedere “Frances Ha” e “Mistress America” per credere). Ben Stiller sugli scudi in un ruolo drammatico. Da vedere.

Io, Daniel Blake (2016): Palma d’Oro all’ultimo Festival di Cannes, il nuovo film di Ken Loach sembra un romanzo di Kafka aggiornato ai tempi nostri, nel freddo nordest inglese. Subito dopo la visione sono uscito dalla sala in silenzio, non ho riacceso il cellulare, mi sono messo a camminare verso la metropolitana senza voler scollegarmi dal film, uno di quelli che ti restano dentro anche dopo i titoli di coda. Il giorno in cui Ken Loach farà un film che non mi piace succederà qualcosa di brutto, già lo so.

I Goonies (1985): C’è davvero bisogno di scrivere qualcosa a proposito di questo immenso capolavoro di Richard Donner? Seriamente, c’è qualcuno che non l’ha ancora visto, che ha bisogno di leggere qualcosa a proposito? Uno dei miei film della vita, uno di quei film che non mi stancherò mai di vedere, rivedere, citare, amare. Una delle massime espressioni del cinema degli anni 80. Devo aggiungere altro?

L’ultimo spettacolo (1971): Peter Bogdanovich racconta un’America amara, dove ideali e illusioni lasciano ben presto spazio alla grigia vita reale. Un paesino del Texas, dove la vita ruota intorno alla sala da biliardo, al cinema e al fast food. Un gruppo di ragazzi si appresta a diplomarsi, trovandosi di fronte alla vita da adulti, con le sue responsabilità e la fine dei sogni. Jeff Bridges giovanissimo, Cybill Shepherd esordiente (e splendida). Bellissimo.

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