Festa del Cinema di Roma 2016: Giorno 5

Lunedì 17 Ottobre.
Dopo le idilliache due mattinate in cui la mia 600 blu scorreva soavemente sul Lungotevere deserto del weekend, questa mattina, in metropolitana, ho praticamente recuperato il film di Herzog: nessuna proiezione, nessun accredito, nessuna sala, semplicemente “Into the Inferno”. Vista la durata di questa improvvisa avventura mattutina, mi sono palesato in Sala Petrassi con quindici minuti di ritardo. Appena arrivato, dopo l’odissea metropolitana del lunedì mattina, ho trovato nella sala buia una meravigliosa scena bucolica sullo schermo: c’era Viggo Mortensen che suonava la chitarra seduto all’aperto in una foresta, un piccolo falò acceso e sei ragazzini intorno. Come dire, la quiete dopo la tempesta. Si trattava di “Captain Fantastic” che, a dispetto del titolo ingannevole, non è un film della Marvel dedicato a Francesco Totti, ma una piacevolissima avventura famigliare. Un road-movie decisamente sopra le righe, dove papà Viggo e i suoi sei prodigiosi pargoli (i quali per inciso vivono tutti insieme dentro una foresta) si lanciano nel mondo reale per dare alla mamma defunta il funerale hippie che desiderava (a dispetto del padre di lei, che vuole imporre l’agghiacciante rito cristiano). Film molto bello e con una versione acustica di “Sweet Child O’ Mine” decisamente inaspettata.

Dopo le corse mattutine finalmente un po’ di respiro. Oggi mi attendono ancora altri tre film e ho sulle spalle un po’ di birre e cinque ore di sonno. Ogni momento di respiro è un momento sacro. Com’è, come non è, pochi minuti dopo sono nella mitica ultima fila del Teatro Studio per la proiezione di “Denial”, con Rachel Weizs, Tom Wilkinson e Timothy Spall. Ho sempre avuto un debole per i film ambientati in tribunale, e la curiosità del caso (un negazionista dell’Olocausto cita per diffamazione una storica ebrea e la casa editrice che ha pubblicato il suo libro) ha reso il film sicuramente più interessante di altri. Dalla sua parte ha fortunatamente la mancanza di retorica (non far testimoniare i sopravvissuti è stata una gran bella mossa da parte della difesa), d’altro canto sin dal primo turning point già sai come andrà a finire il film, perché non ci potrebbero proprio essere dubbi, vista la delicatezza dell’argomento. Qualcosa quindi si perde, ma tutto sommato è un film sufficiente, ad esclusione dell’acconciatura di Rachel Weisz. Eccezionalmente per oggi l’attrice inglese è stata squalificata dal club delle 356 donne della mia vita, dovrà farsene una ragione.

Dopo questa mattinata intensa e dopo un pranzo al sacco finalmente sostanzioso (un’insalata di riso, ovvero i resti del mio compleanno di ieri), mi regalo la prima conferenza stampa di questa edizione, giusto per fare qualche foto a Viggo Mortensen. Immancabile la domanda sulle presidenziali USA: Viggo, a ragione, afferma che si tratta della peggiore accoppiata di candidati da quando ha memoria. Subito dopo, caffè e camminata fino alla sala Mazda per la proiezione del film indipendente italiano “2Night”, che ha attirato la mia attenzione soprattutto perché sono circa tre anni che sto cercando di scrivere una storia dove il personaggio principale guida per Roma tutta la notte. In questo film, se non ci siete ancora arrivati, il personaggio principale guida per Roma tutta la notte. Visto che sono un pignolo devo subito dire a Ivan Silvestrini che uno che conosce Roma come me non ha potuto fare a meno di notare che se parti da Garbatella e devi andare al Pigneto, mai e poi mai passi da via del Porto Fluviale e dal Ponte di Ferro. Se poi dopo dieci minuti che i due protagonisti parlano, vedi la macchina sbucare a Piazzale Ostiense, ti senti decisamente raggirato (e comunque mi sono accorto che sono passati due volte dal ponte di ferro sa’!). Ma visto che sta cosa può dar fastidio solo a uno come me, passiamo a cose più serie, ovvero il film vero e proprio: l’idea di fondo, che da quel che ho letto è il remake di un film israeliano, è interessante. Un ragazzo e una ragazza si conoscono in discoteca e decidono di andare a casa di lei per vivere l’avventura di una notte. Arrivati al Pigneto non trovano parcheggio (e te credo!), i due finiscono così per girare decine di minuti tra Prenestina e Casilina alla ricerca di un posto, in modo tale da poter finalmente salire a casa di lei e dare un senso alla serata. Nel frattempo parlano tanto e si conoscono meglio. Ora, a parte il fatto che se dovessi passare la notte a casa di Matilde Gioli io parcheggerei pure in verticale sopra le strisce, il resto è abbastanza guardabile e molto vagamente (ehi, ho detto “MOLTO VAGAMENTE”) mi ha fatto anche pensare al meraviglioso “Before Sunrise” di Linklater. Comunque un buon lavoro.

Dopo tre film in poche ore stavo già cominciando a scapocciare, figurati se invece di andare a casa non me ne andavo di nuovo in sala Mazda a guardarmi stavolta “Snowden”, il film di Oliver Stone che era stato presentato venerdì scorso. Le voci di un gran ritorno di Stone erano abbastanza fondate: il film è decisamente interessante, intrigante, pieno di ottimi risvolti. Mi è piaciuto molto in particolare il rapporto tra Snowden e la sua ragazza, la frustrazione per il fatto di non poterle rivelare nulla è totalmente ben raccontata da farcela sentire addosso. Per chi non lo sapesse, Edward Snowden è un informatico statunitense per molti anni al soldo della CIA, finito alla ribalta per aver denunciato pubblicamente la usuale e recidiva pratica del governo statunitense di spiare e controllare (illegalmente) i suoi cittadini tramite le apparecchiature tecnologiche. Se in questo momento la CIA mi volesse spiare tramite la webcam del mio pc, vedrebbe un trentacinquenne spettinato, morto di sonno, con un bicchiere di Peroni al fianco e una voglia matta di finire questo pezzo e mettersi a letto a leggere. Mentre andavo via dall’Auditorium ho incrociato nuovamente Viggo Mortensen e così, mentre sognavo di tornare a casa in un baleno e farmi 14 ore di sonno, ho immaginato Aragorn dirmi, con addosso l’improbabile camicia hawaiana che portava oggi: “Figli di Roma! Di Monda e della De Tassis! Fratelli miei! Vedo nei vostri occhi la stessa stanchezza che potrebbe afferrare il mio cuore! Ci sarà un giorno, in cui i film da vedere al Festival finiranno, in cui abbandoneremo la sveglia e spezzeremo ogni legame con la metropolitana alle 8 del mattino, ma non è questo il giorno! Ci sarà l’ora del sonno e dei materassi frantumati quando l’era degli accreditati arriverà al crollo, ma non è questo il giorno! Quest’oggi ci alziamo! Vediamo film! Per tutto ciò che ritenete caro in questo bell’Auditorium, v’invito a resistere!”. No, non è questo il giorno. Domani mi alzo di nuovo alle 7. Buonanotte.

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