Normalmente cerco di scrivere un capitolo nuovo ogni volta che ho guardato almeno cinque film. Stavolta devo essermi distratto di brutto, perché andando a fare i conti delle pellicole viste dall’ultimo post, quasi non mi bastano due mani per farli entrare tutti. In questo dunque speciale capitolo dal triplo 2, tra cinema e Netflix, tra prime visioni e un solo rewatch, c’è così tanto cinema che io non so proprio come facciate a non innamorarvi follemente del mio blog. Diamoci dentro.
Scappa – Get Out (2017): L’opera prima di Jordan Peele viaggia a metà strada tra thriller e horror, prende senza indugi l’autostrada della suspense per fermarsi stabilmente nei vicoli dell’inquietudine. Non è un film eccellente, ma fa il suo dovere molto bene, è coinvolgente e piuttosto disturbante, al netto di un paio di scorciatoie di sceneggiatura che lasciano un po’ perplessi, ma tant’è. Non succede così spesso di fare il tifo sfegatato per il protagonista e di insultare gli antagonisti durante la visione.
Easy Rider (1969): Sempre incredibile da vedere. Probabilmente il road movie definitivo: siamo negli anni 60 ma la pellicola di Dennis Hopper è talmente avanti che ha tutta l’aria di esser stata girata una decina d’anni dopo. Psichedelico, libertino, folle: il cinema stava cambiando per sempre. Anche perché parlare di libertà ed essere liberi sono due cose diverse…
Le cose che verranno (2016): Mia Hansen-Love è una regista che amo molto. Nei suoi film non succede quasi mai chissà che, ma il modo in cui racconta ogni cosa è così delicato e soffice da farci sentire totalmente avvolti dal suo cinema. Bello, e poi c’è Isabelle Huppert che vale sempre il prezzo del biglietto.
Nick & Norah (2008): Pescato su Netflix, è un buonissimo indie movie ambientato interamente durante una notte newyorkese. Amori adolescenziali e la ricerca di un concerto rock “fantasma” alla base di un film piacevole, godibile, costellato da belle canzoni. Piaciuto.
Wiener Dog (2016): Altro film trovato su Netflix, ma stavolta sono rimasto piuttosto deluso. Un bassotto che cambia continuamente padrone è soltanto il pretesto per raccontare storie di persone di vario genere. Parte bene, poi si perde un po’ per strada. Ottimo cast (la presenza di Greta Gerwig mi aveva convinto a cliccare play), un po’ sprecato. Così così.
La vendetta di un uomo tranquillo (2016): Ma che bel film! All’inizio sembra prendere totalmente un’altra direzione mentre in realtà si rivela ben presto un film molto coinvolgente, pieno di ottime trovate e di bellissime inquadrature. Vincitore un anno fa del Premio Goya (gli Oscar spagnoli). Promosso a pieni voti.
Ubriaco d’amore (2002): In tanti mi avevano parlato bene di questo film di Paul Thomas Anderson che, per un motivo o per l’altro, non avevo mai avuto modo di vedere. Grazie a Netflix sono riuscito a recuperarlo e… beh, conferma decisamente il genio del regista. Adam Sandler sfodera una perfetta interpretazione drammatica: dovrebbe essere una storia romantica ma è davvero un film al di fuori di ogni definizione. Ottimo cast, bellissime trovate. Non convenzionale.
Personal Shopper (2016): Assayas non è mai scontato e banale e questo suo ultimo film lo è ancor meno. Non c’è niente da fare: è uno di quei rari casi in cui una pellicola ti accompagna a casa dopo l’uscita dalla sala, quando non riesci nemmeno a mettere la musica allo stereo della macchina perché hai voglia di restare in silenzio a pensare. Meraviglioso.
Acchiappafantasmi – Ghostheads (2016): Come ogni documentario sulla fandom di un film di culto, è abbastanza stucchevole: un’ora di nerd di primo livello che sbavano parlando di ogni cosa riguardante “Ghostbusters”. Io amo il film di Reitman alla follia, ma un documentario sui suoi fan è una cosa quasi insopportabile. Mera operazione commerciale dedicata al lancio del nuovo Ghostbusters al femminile.