Chi è nato negli anni 70 e nei primi anni 80 oggi non può non sentirsi privato di un pezzo di infanzia: ci lascia Paolo Villaggio, portatore sano di risate e indimenticabile maschera cinematografica italiana. Alzi la mano chi non si è mai trovato, tra i banchi di scuola, a citare qualche battuta del ragioniere più amato dagli italiani: tutti abbiamo detto una volta “Com’è umano lei”, oppure ci siamo lanciati con entusiasmo al grido di “Alla bersagliera!”. Le sue gag, che riguardino un campeggio circondato da tedeschi, una gara di ciclismo, un cineforum aziendale o una partita a biliardo, sono ormai il cuore dei nostri ricordi d’infanzia, di adolescenti e ora di adulti. Perché guardare Fantozzi in vestaglia di flanella davanti alla tv per la partita dell’Italia, con una familiare di Peroni gelata, il frittatone di cipolla e l’immancabile rutto libero, ci ha fatto sentire un po’ tutti come lui, ci ha fatto sentire un po’ più italiani. Capro espiatorio decenni prima di Benjamin Malaussene, precursore indiscusso del “Mai una gioia”, Paolo Villaggio, tra una risata e l’altra, ha accompagnato gli anni più belli delle nostre vite ed è per questo che oggi sono in tanti a ricordarlo con un sorriso.