Come si può riuscire a mantenere un minimo di normalità, di controllo, mentre fuori dalle mura domestiche imperversa una guerra terribile? Come si fa a tenere salda la mente, a conservare la dignità, mentre fuori dalla porta ci sono cecchini e sciacalli pronti a distruggere in un momento tutto ciò che si ama e si possiede? La risposta ce la dà Philippe Van Leeuw, regista di “Insyriated”, interamente ambientato all’interno di un appartamento, in cui ogni ombra sembra un pericolo, ogni rumore è un allarme e dove la casa, claustrofobica e alienante, è una sorta di prigione.
Oum, lucida madre di tre figli e donna coraggiosa, vive barricata nella propria abitazione, mentre fuori c’è la guerra. La casa è un rifugio per la sua famiglia e per alcuni vicini, tutti insieme sotto lo stesso tetto per cercare protezione dalle pallottole e dalle bombe. Mentre tutto intorno ci sono esplosioni, cecchini che sparano ad ogni respiro e sciacalli pronti ad entrare per saccheggiare e violentare, la donna dovrà riuscire a mantenere l’ormai labile equilibrio dell’appartamento, dove la dignità e il controllo della routine sono ormai tutto ciò che conta.
“Insyriated” non è mai retorico né ricattatorio, funziona proprio nella sua ricerca di una normalità apparente, lentamente sgretolata dagli avvenimenti che accadono, uno dopo l’altro, nelle 24 ore raccontate nel film. Piccoli piani sequenza seguono i personaggi da una stanza all’altra, mentre squarci di paesaggi, proibiti e pericolosi, ci vengono mostrati dalle finestre dell’appartamento. La Siria non è mai sembrata così vicina e allo stesso tempo così lontana: mentre il conflitto va avanti, il Cinema aiuta a mostrare un lato intimo, terribile e originale di chi la guerra la vive ogni giorno.