Recensione “A Quiet Place” (2018)

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Annette Insdorf, docente di cinema alla Columbia University, qualche tempo fa ha scritto un libro in cui analizza le scene d’apertura dei film, asserendo che le bastano due minuti per capire se si tratta di una pellicola che le piacerà oppure no. La teoria della Insdorf si adatta perfettamente all’incipit di “A Quiet Place”, bellissimo horror diretto e interpretato da John Krasinski, non proprio uno sconosciuto all’interno del panorama indie statunitense (pensate che soltanto due anni fa aveva diretto e interpretato “The Hollars”, splendida commedia purtroppo inedita in Italia).

Uno scenario all’apparenza apocalittico: automobili abbandonate in mezzo alle strade, edifici a pezzi, supermercati deserti. Tre bambini si muovono in punta di piedi tra i corridoi. Poi vediamo una donna, quindi un uomo. Conosciamo così gli Abbott, una famiglia costretta a vivere nel silenzio totale visto che intorno ad essa sono comparse tre creature mostruose cieche ma dall’udito sensibilissimo, che usano per andare a caccia di esseri viventi.

Krasinski dimostra la sua versatilità saltando dalle strampalate vicende di una bizzarra famiglia della provincia americana ad un’altra famiglia, molto meno allegra di quella del film precedente, la cui storia è raccontata in un horror tanto semplice nell’idea quanto geniale. In un film praticamente muto, in cui le comunicazioni avvengono attraverso il linguaggio dei segni, l’uso del jumpscare risulta ancora più efficace (anche se, seppur non venga usato in maniera esagerata, talvolta risulta fastidioso): poco male, perché a creare veramente angoscia nello spettatore è una straordinaria capacità di lavorare sulla suspense, dosando benissimo i (pochi) momenti di tranquillità con le molteplici sequenze ansiogene, in cui troviamo la stessa intensità di “Stranger Things” a tratti mescolata con strizzatine d’occhio a “Jurassic Park”. Un film decisamente riuscito, soprattutto perché è riuscito a mantenere in un silenzio irreale l’intera sala cinematografica: di questi tempi non è assolutamente una cosa facile.

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