Recensione “Benvenuti a Marwen” (“Welcome to Marwen”, 2018)

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Sarà capitato a molti di noi, in un momento di difficoltà, di trovare consolazione in qualcosa di creativo, o più in generale nell’arte. C’è magari chi, dopo un lutto, si è messo a dipingere, chi, dopo aver rotto con una ragazza, ha cominciato a scrivere un romanzo, oppure semplicemente chi ha trovato rifugio nelle canzoni o nei film per sconfiggere i propri demoni del momento.

Mark Hogancamp, il protagonista del nuovo film di Robert Zemeckis (tratto da una storia vera!), ha creato un mondo parallelo in cui affrontare i suoi traumi e l’ha fotografato, diventando un artista apprezzato e affermato per le ricostruzioni assolutamente realistiche di scenari bellici (risalenti in particolare alla Seconda Guerra Mondiale).

“Benvenuti a Marwen” alterna la vita reale di Hogancamp alle avventure del suo alter-ego, il capitano Hogie, che insieme ad una banda di donne armate fino ai denti combatte i nazisti nella fantomatica cittadina belga di Marwen (che in realtà è ricostruita nel giardino dell’artista). Attraverso le peripezie e le storie che avvengono a Marwen, Mark riesce ad affrontare i traumi subiti nel mondo reale, riuscendo, attraverso la fotografia, a rendere tangibili le sue storie, reificando il suo inconscio e dando finalmente forma ai suoi tentativi di vivere la propria vita, quella reale, dove le cose sono forse meno eccitanti, ma senza dubbio più urgenti.

Robert Zemeckis aggiunge un’altra meravigliosa perla alla sua cinematografia, divertendosi ad auto-citarsi (la macchina del tempo volante penso proprio che vi ricorderà qualcosa…), incentrando nuovamente il suo cinema intorno allo straordinario potere della fantasia e della creatività. Nell’alfabeto di “Benvenuti a Marwen” già alla prima lettera ci sono tutti gli ingredienti giusti per emozionarsi: Avventura, Azione, Antifascismo, Amicizia e Amore. Oltre, ovviamente, allo straordinario potere dell’Arte.

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