
Il gennaio più caldo che io ricordi (tra quelli passati in questo emisfero) va lentamente chiudendosi su una montagna di film visti e recuperati. Tra un paio di settimane arrivano gli Oscar e posso dire di essere degnamente preparato per l’occasione: ho visto tutti e dodici i film con più di tre nomination (tranne “Bombshell”, che uscirà a fine marzo) e molti altri sparsi qua e là. Sono abbastanza soddisfatto di me.
Lady Bird (2017): Tra i film degli ultimi anni, l’esordio di Greta Gerwig è ormai diventato il film che amo rivedere di tanto in tanto. C’è quella leggerezza adolescenziale, i pensieri ingenui che vorremmo ancora avere noi, un finale meraviglioso, carico, emozionante. “Lady Bird” è sempre un incontro piacevole da fare, è qualcuno di cui ti fidi, è un film che vorresti avere sempre nei paraggi.
Truman (2015): Commedia spagnola agrodolce, con il grande Ricardo Darin, come sempre capace di trasformare in oro tutto ciò che tocca. L’attore argentino interpreta un uomo che sta per morire e cerca una nuova famiglia per il suo cane Truman. Nel frattempo il suo migliore amico torna a Madrid per salutarlo e insieme passano un weekend divertente, pieno di frivolezze, ma anche zeppo di malinconia. Non è mai facile dare l’addio a un caro amico. Molto carino (c’è anche un remake italiano che però non ho mai visto).
Le Mans 66 – La grande sfida (2019): Tra i nove film candidati all’Oscar come Best Picture, quello di James Mangold è forse il grande intruso, per quanto si tratti comunque di un’ottima pellicola. Christian Bale e il suo accento britannico sono probabilmente la cosa migliore: il film è confezionato per ben benino, come se la sua unica preoccupazione fosse quella di dover piacere per forza. Se questo era l’intento del regista, beh, ha raggiunto il suo obiettivo, anche se dopo “Rush” di Ron Howard non sentivo la necessità di un altro film con corse automobilistiche.
Harpoon (2019): Thriller canadese in stile “vorrei ma non posso”. Vorrebbe essere brillante e geniale, è semplicemente un divertissement che sembra partorito da uno studente di cinema. I personaggi sono cliché viventi, la storia funziona solo a tratti. Film abbastanza insipido.
1917 (2019): Il film di Sam Mendes si appresta a sbancare anche agli Oscar, dopo aver vinto quasi di tutto sin dall’inizio della stagione dei premi. Un piano sequenza (non reale, ma percepito come tale) che coinvolge e trascina dalla prima all’ultima scena, con alcuni picchi straordinari. Qualcuno in Italia ha storto il naso, ma secondo me è un film di primissimo ordine. Era da tempo che agli Oscar non c’era una tale lotta tra filmoni.
Lo sceicco bianco (1952): Per i 100 anni dalla nascita di Fellini ho cominciato il mio personalissimo rewatch dei suoi migliori film. “Lo sceicco bianco”, film d’esordio, è straordinario per idee, ironia e interpretazioni (Alberto Sordi ruba la scena con ogni smorfia). Non l’avevo mai visto ed è stato un recupero notevole (è su Infinity).
Boogie Nights (1997): Altro film che non avevo mai visto e che, da anni, tutti mi dicono di vedere. Finalmente è arrivato il suo momento ed è stato anche questo un recupero fondamentale: il film è splendido, divertente, folle e girato in maniera spettacolare (il piano sequenza iniziale è tra i più belli mai visti, ma da Paul Thomas Anderson è il minimo che ci si possa aspettare). Cast pazzesco, Burt Reynolds su tutti. Film strepitoso.
8 1/2 (1963): Ogni volta che rivedo questo film è come ricordarsi del livello raggiunto dal cinema italiano in passato. Oggi è impensabile trovare in Italia qualcuno capace di fare un film del genere, anche solo di pensarlo. Come ci siamo arrivati a questo punto? Film immortale, non a caso è stato scelto già due volte per il progetto Film People.
SERIE TV: Appena uscita mi sono sparato la seconda stagione di Saint Seiya, il reboot dei Cavalieri dello Zodiaco, che non mi sta dispiacendo affatto, anche se tra prima e seconda stagione sono 12 episodi in tutto e le cose accadono troppo velocemente (nel cartone originale le stesse vicende erano accadute in più di trenta puntate). Per il resto mi sto chiudendo con The Office: sto quasi a metà della quinta stagione e ormai la sera non posso più andare a dormire se prima non ho visto almeno uno o due episodi: è veramente immenso (“That’s what she said!”).
