Capitolo 323

Tra una cosa e l’altra eccoci a dicembre, ultimo mese di autunno, ultimo mese dell’anno e di conseguenza tempo di classifiche, Top 20 e cose di questo genere. La nostra inutile lista dei film più belli dell’anno arriverà come di consueto dopo Natale, quindi per il momento mettetevi comodi e godetevi questo nuovo capitolo che, non so bene perché, è uscito fuori molto Clint Eastwood-centrico.

Salvate Sad Hill (2017): Il mese scorso ero a Barcellona e il mio buon amico Guglielmo (di cui vi consiglio il blog Coolturama, perché scrive decisamente meglio di me), che vive là, mi raccontava che a breve sarebbe andato a fare un road trip nei Paesi Baschi, dove un’associazione ha interamente ricostruito il cimitero di Sad Hill de “Il buono il brutto il cattivo” nella location originale dove era stato girata la sensazionale scena finale del film di Sergio Leone. Questo documentario, che trovate su Netflix, ripercorre la storia di questa splendida avventura con i contributi di James Hetfield, Joe Dante, Ennio Morricone e Clint Eastwood, oltre ad altri professionisti che lavorarono al film nel 1966. Nonostante un’impostazione per lo più televisiva, il documentario è emozionante perché racconta la reificazione di un sogno chiamato cinema: l’ho trovata una cosa bellissima (e poi ci sono delle chicche assolute, come Clint che racconta delle bestemmie di Sergio Leone quando è stato fatto saltare per sbaglio il ponte del finale del film, senza che la macchina da presa stesse riprendendo). Da vedere.
“È come andare a Disneyland e non trovarci nessuno!”

5 è il numero perfetto (2019): Igor Tuveri traspone su grande schermo il suo romanzo grafico omonimo, chiamando Toni Servillo nei panni del protagonista, un “guappo” nella Napoli degli anni 70 chiamato a vendicare l’uccisione del nipote. Se pensate a un cliché in stile Gomorra sulla Napoli criminale probabilmente in questo film lo troverete, è l’ennesimo film italiano pieno zeppo di spari, gangster, uccisioni e compagnia bella. La fotografia, caratterizzata da contrasti forti, è notevole, ma il film è decisamente piatto, poco interessante e fin troppo prevedibile per i miei gusti. E poi, come direbbe Clint Eastwood, è 6 il numero perfetto (“Ma non era 3 il numero perfetto?”, “Sì, ma io ho 6 colpi qui dentro”): un aggancio perfetto per parlare del prossimo film.
“Nun tenimm cchiù l’età pe certe cose, me fatt caca’ sott”

Il Buono il Brutto il Cattivo (1966): Sulla scia del bellissimo documentario di cui parlavo qualche riga più su, ho necessariamente avuto voglia di rivedere ancora una volta questo capolavoro di Sergio Leone, il suo film a più alto budget fino a quel momento, dopo i successi clamorosi dei primi due film con Clint Eastwood. Non credo ci sia bisogno di aggiungere parole su un film che immagino abbiano tutti visto, posso soltanto dire che, nonostante lo abbia guardato decine di volte e che conosca la maggior parte delle battute a memoria, rivederlo è stato comunque stupendo. Avrei potuto scegliere tra decine di frasi memorabili, ma questa qui in fondo, con l’aggiunta della strizzatina d’occhio di Clint, è davvero una delle mie preferite (alla pari con “Tieni, fuma, ti aiuterà a digerire”). Capolavoro.
“Tieni le orecchie aperte capitano, facciamo un bel po’ di rumore”

Amore Tossico (1983): Uno dei più grandi film di culto della Roma alternativa e studentesca, ne avevo sentito parlare ovviamente migliaia di volte e non ero mai riuscito a vederlo. Le vicende si svolgono a Ostia e raccontano la vita quotidiana di un gruppo di tossici, alle prese con l’insediamento dell’eroina nelle periferie romane. Si tratta del film d’esordio del compianto Claudio Caligari, composto da un cast di attori non professionisti, quasi tutti veri tossicodipendenti (o ex tossici), in pieno stile neorealista. Il film è bellissimo, affascinante nel suo essere crudo, a tratti anche amatoriale nella recitazione, ma che colpisce nel segno e fa male. Sembra un film di Larry Clark o meglio, forse sono i film di Clark che sembreranno, un decennio dopo, un film di Caligari.
“Ma come, dovemo svortà e te piji er gelato?”

The Post (2017): Avevo visto questo bellissimo film di Spielberg soltanto una volta, al cinema, e quando l’ho trovato casualmente nella programmazione di RaiPlay ho pensato che potesse essere il film adatto per una bella serata di grande cinema. Nella storia (vera) alcuni giornalisti del Washington Post ricevono una documentazione segreta proveniente dal Pentagono nella quale è evidente l’inutilità dell’intervento statunitense in Vietnam, una sorta di capriccio che è costato la vita a migliaia di ragazzi. Ovviamente il conflitto è tra il dovere etico di pubblicare una notizia così importante e le minacce di Nixon e della Casa Bianca di far chiudere il giornale per la divulgazioni di documenti secretati è alla base della trama, con l’editrice Meryl Streep, donna forte in mezzo a decine di uomini, alle prese con la decisione più importante della sua vita. Lo sguardo di Bob Odenkirk quando sente che le rotative del giornale, al piano sottostante la redazione, si sono messe in moto, è un’immagine di cinema che porto nel cuore da quando ho visto questo film la prima volta. Che mestiere meraviglioso che era quello del giornalista.
“Ti sto chiedendo un consiglio Bob, non il permesso”

Gran Torino (2008): Tanti anni fa, quando vidi per la prima volta con un amico questo film al Multiplex Gulliver di Ottavia, durante l’intervallo ci guardammo e, praticamente all’unisono, ci dicemmo: “Stiamo ancora a gennaio e stiamo già guardando il film più bello dell’anno”. Non ci sbagliammo. Tanti anni dopo e soprattutto tante visioni dopo, ho guardato ancora una volta questo splendido film di Clint Eastwood, un po’ perché dopo il film di Sergio Leone avevo ancora di vedere Clint, un po’ per prepararmi all’arrivo del suo ultimo lavoro. Insieme a “Mystic River”, e forse “Gli Spietati”, rappresenta il massimo livello mai raggiunto dal cinema di Eastwood per epicità, storia, emozioni e, inaspettatamente, risate (i duetti con John Carroll Lynch sono oro). Che film pazzesco.
“Cristo Santo, ho più cose in comune con questi musi gialli che con quei depravati della mia famiglia”

Fortapàsc (2009): A proposito di giornalisti, sulla scia del film di Spielberg ho deciso un paio di giorni dopo di rivedere un altro film che ho amato moltissimo e che avevo visto solo una volta, quando uscì al cinema. Libero De Rienzo interpreta Giancarlo Siani, giornalista napoletano, ucciso dalla Camorra a soli 26 anni a seguito di un’inchiesta scomoda su tangenti e appalti truccati. Il film di Marco Risi tocca sempre i tasti giusti e De Rienzo ha la sensibilità giusta nel mostrarci il tumulto interiore di Siani negli ultimi giorni della sua vita. Film bellissimo, arricchito dalla bellezza e dalla bravura di Valentina Lodovini e da quello che è probabilmente il miglior utilizzo di una canzone di Vasco Rossi (“Ogni volta”) in un film.
“Questo non è un paese per giornalisti-giornalisti, è un paese per giornalisti-impiegati!”

Cry Macho (2021): Dopo aver rivisto “Gran Torino” trovarsi di fronte a questo film è un contrasto troppo netto ed esagerato, probabilmente ingeneroso. Clint è il solito uomo solitario dal carattere un po’ ruvido, per usare un eufemismo, che per sdebitarsi con il suo vecchio capo si mette in macchina e se ne va in Messico a recuperare il figlio adolescente di lui, che vive con una madre a dir poco assente. Atmosfere polverose, tramonti dorati e arpeggi di chitarra sono la parte migliore di un film che purtroppo fa acqua da tutte le parti, con un Clint Eastwood novantenne che sembra poco credibile in una parte che sarebbe stata più adatta a qualcuno con almeno vent’anni di meno (in tal senso ho trovato più che assurda una scena con una splendida donna di 40 che prova a portarselo a letto). Le belle atmosfere del Messico non bastano però a salvare questo film dal disastro. Delusione cocente (ma applausi al gallo Macho, è il migliore del cast).
“Ti ho sempre considerato un uomo mediocre, debole e senza palle, ma in fondo non c’è ragione di essere scortese”

SERIE TV: A Barcellona ho avuto modo di vedere un paio di puntate dell’esilarante Curb Your Enthusiasm, di e con Larry David, che mi è sembrato davvero in formissima in questa serie che ha dato seguito, sia come stile che come risate, al successo di Seinfeld, prodotto dallo stesso David. A proposito di Seinfeld sono arrivato a metà della settima stagione e ormai non manca molto al termine, penso davvero che mi mancherà moltissimo una volta che lo finirò. Cosa che non è accaduta con Fondazione, il cui ultimo episodio è forse uno dei migliori, ma che alla fine si è dimostrata una serie piuttosto deludente, nonostante l’incipit mi fosse sembrato decisamente valido. Ad ogni modo manca poco all’inizio della mia avventura con I Soprano, oltre al ritorno di due serie che ho amato molto e di cui aspetto il seguito: Cobra Kai (che torna il 31 dicembre) e La Signora Maisel (che vedremo finalmente a febbraio).

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