Recensione “The Northman” (2022)

Un Robert Eggers irriconoscibile fallisce quello che doveva essere il film della sua consacrazione. Dopo il suggestivo “The Witch” e l’ipnotico e meraviglioso “The Lighthouse”, il regista statunitense fa un brusco passo indietro con “The Northman”, una storia di vendetta che puzza di deja vu in ogni sequenza (Shakespeare perdonali), in due ore di botte e grugniti che metterebbero a dura prova anche gli insonni cronici. È come se Eggers, appena sentito l’odore di una grossa produzione e di bei guadagni, si fosse piegato al cinema commerciale, dove l’azione e gli scontri sanguinosi prendono il posto dei mille labirinti simbolici in cui ci eravamo piacevolmente inoltrati nei suoi film precedenti.

Nel IX Secolo un Re nordico viene ucciso per mano di suo fratello, che ne usurpa il trono e la sposa. L’unico erede è un ragazzino, Amleth (…), testimone oculare del fattaccio, che riesce a fuggire dalle grinfie dello zio e dei suoi accoliti. Inevitabile salto temporale: il ragazzino è diventato un vichingone con le fattezze di Alexander Skarsgard e ha un chiodo fisso: vendicare il padre, salvare la madre e uccidere dunque lo zio, che nel frattempo ha perso il regno e si è rintanato in Islanda dove conduce una vita più modesta con moglie e progenie, un gruppo di fedeli soldati e una manciata di schiavi. Amleth si finge dunque schiavo per avvicinarsi così al dominio bucolico dello zio. Il resto procede esattamente come pensate che possa andare, compresa la serva con cui iniziare l’inevitabile sottotrama amorosa.

Dove è finito il sorprendente regista di quel gioiello di “The Lighthouse”? Lo stesso regista con cui qualche temerario aveva azzardato addirittura timidi paragoni con David Lynch? “The Northman” sembra un film scritto e girato da una sorta di gemello con scarse idee e discutibile amore per il cinema d’autore, quel cinema al quale il Robert Eggers che amiamo ricordare ci aveva felicemente abituato. Già l’orribile locandina stile blockbuster poteva suonare come campanello d’allarme, ora abbiamo purtroppo avuto la certezza: “The Northman”, nonostante gli incoraggianti precedenti del suo regista, è solo l’ennesimo film commerciale, tutto muscoli e niente cervello.

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