Recensione “Napoleon” (2023)


Qualche giorno fa, con colpevole ritardo, lo so, vedevo per la prima volta in vita mia un film di Akira Kurosawa del 1985, Ran. In questo film ci sono delle scene di battaglia che sembrano un’onda di colori, una danza di immagini piene di comparse, dettagliate, vive. Ecco, pensavo proprio a questo quando vedevo la campagna di Russia di Napoleone nel nuovo film di Ridley Scott, una sequenza desaturata, cupa, rivestita da un’insopportabile patina digitale, con migliaia di soldati ricostruiti al computer. Una sequenza ben realizzata, non c’è che dire, ma che mi ha confermato come questo tipo di cinema, oggi, non possa più trovare in alcun modo il mio interesse. A completare il quadro ci si è messa la distribuzione italiana, che ha avuto la bella pensata di programmare una proiezione stampa doppiata in italiano, impedendoci di godere della recitazione di uno dei migliori attori della sua generazione, Joaquin Phoenix. D’altra parte sarebbe stato un cortocircuito linguistico sentire Napoleone Bonaparte rimarcare il suo odio per gli inglesi parlando la loro stessa lingua, che poi è l’idioma in cui parlano tutti i personaggi del film, zar russo compreso (ma qui andremmo a riaprire la polemica veneziana di Pierfrancesco Favino che sembra invece già essersi esaurita da settimane).

Insomma, Ridley Scott gira un discreto mattoncino di due ore e mezza, in cui Napoleone viene ripetutamente umiliato (tra l’altro il disprezzo per gli uomini di potere non è una novità nei film di Scott), sentimentalmente prima, da una moglie non proprio avvezza alla fedeltà, quindi sessualmente e poi militarmente, come testimoniano i 3 milioni di soldati mandati a morire in battaglia e, ovviamente, inevitabilmente, Waterloo. Napoleon è così focalizzato nel raccontare le debolezze del dittatore, da rendere piuttosto superflue le lunghe battaglie, in cui emerge invece la sua grandezza strategica (nonostante i fallimenti di cui sopra). Un film imponente nelle sue grandiose scenografie e gli splendidi costumi, ma che tutto sommato resta tiepido come la sua fotografia, estremamente algida.

È un brutto film? No dai, assolutamente no. Valeva la pena sobbarcarsi un viaggio in metropolitana dall’altra parte di Roma per vederlo? Beh, neanche. 158 minuti di film, di cui circa 30 dedicati alla battaglia di Waterloo (in cui ogni volta che senti il nome Blucher ti distrai pensando a Frankenstein Junior), forse mettono un po’ alla prova lo spettatore (e attenzione: su AppleTv uscirà la versione Director’s cut di circa 4 ore!). Du sublime au ridicule il n’y a qu’un pas e temo che Ridley Scott, un mezzo passetto, l’abbia fatto.


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2 risposte a “Recensione “Napoleon” (2023)”

  1. Avatar Sam Simon

    Uff, fotografia digitale desaturata, CGI invadente, e stupidaggini linguistiche (Scott l’ha sempre fatto), è meglio se ne sto alla larga (come faccio quasi sempre con Scott, ammetto)! Grazie dell’avvertimento! :–)

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  2. Avatar AlessioT

    Servo vostro! 🙂

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