
Eccoci con i primi film visti nel 2024: il primo capitolo dell’anno è sempre eccitante, contiene tutte le promesse e le speranze di un’annata cinematografica all’altezza. Lo so, è un discorso che non ha assolutamente senso, ma in un certo senso trovo consolante cominciare l’anno con una gioiosa manciata di film belli. Letterboxd intanto ha tirato fuori le sue statistiche sull’anno appena trascorso: il regista più visto del mio 2023 è stato, ovviamente, Akira Kurosawa, mentre l’attore più presente nelle mie visioni è legato a doppio filo al regista nipponico, visto che parliamo del bravissimo Takashi Shimura. Per il resto, 197 film visti nel 2023 (per un totale di 361 ore), 11 rewatch, con il lunedì che risulta il giorno preferito per vedere film (ben 38, questo significa che non ho visto film di lunedì soltanto 14 volte in tutto l’anno!). Sono consapevole che queste statistiche sono totalmente prive di interesse per voi che leggete e mi rendo anche conto che solo un nerd può esaltarsi di fronte a questa lista di nomi e numeri, ma che volete farci, il cinema mi rende romantico.
Funeral Party (2007): Primo film del 2024. Ogni anno la scelta del primo film da vedere è piuttosto ardua, preferisco evitare sorprese e per questo ormai vado sempre sul sicuro. Solitamente scelgo un grande classico del passato (Toro Scatenato due anni fa, Arancia Meccanica l’anno scorso), quest’anno ho optato invece per una commedia che amo. Ho visto questo film di Frank Oz al cinema e non credo di aver mai riso tanto dentro una sala cinematografica, ricordo che ero letteralmente in lacrime. Come è facilmente intuibile dal titolo, la storia è incentrata su una cerimonia funebre durante la quale, tra ricatti, amanti segreti, pillole allucinogene, anziani sboccati e quant’altro, succederà davvero di tutto. Menzione d’onore per Alan Tudyk: non riesco a immaginare quanto possa essersi divertito a interpretare questo ruolo, quel che è certo è che ogni volta che rivedo questo film, lui mi fa davvero scompisciare dalle risate. Un ottimo modo per cominciare l’anno cinematografico. Lo trovate su Prime.
••••½
Il Ragazzo e l’Airone (2023): Altro giro, altra corsa. Avevo già visto il nuovo (e ultimo?) film di Miyazaki durante la Festa del Cinema di Roma, ma avevo bisogno di rivederlo, entrare nuovamente in quel mondo, godermi ancora quella magia (soprattutto senza la stanchezza di una proiezione serale dopo ore e ore trascorse al festival). Il risultato è stato che rivederlo mi ha permesso di apprezzarlo ancora di più, di perdermi nella sua avventura, di sorseggiare la sua malinconia, fino a squagliarmi davanti a quel meraviglioso finale. “Costruisci la tua torre”: stupendo (per approfondire, vi rimando alla recensione completa).
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Sick of Myself (2022): A ottobre, dopo aver visto Dream Scenario, ho pensato a Kristoffer Borgli come a un regista davvero interessante. Quando ho letto che sulla programmazione di Mubi sarebbe stato inserito questo film, l’opera precedente di Borgli, non ho aspettato un minuto per guardarmelo. Una ragazza soffre l’improvvisa popolarità del fidanzato-artista e cerca di portare l’attenzione su di sé ammalandosi volontariamente di una strana malattia della pelle dovuta a delle pillole russe comprate di contrabbando. Riesce nel suo intento, ma a che prezzo: una riflessione molto attuale e decisamente interessante, pur nella sua esagerazione, sulla società contemporanea. Kristine Kujath Thorp, che avevamo già visto e apprezzato in un altro bellissimo film norvegese, Ninjababy (sempre su Mubi!), è semplicemente clamorosa. Film un po’ fuori di testa, da vedere.
•••½
I Cavalieri dello Zodiaco (2023): Chi vi scrive si vanta di essere uno dei massimi esperti mondiali sui cavalieri creati dalla matita di Masami Kurumada. Per questo motivo non potevo assolutamente esimermi dal guardare ‘sta cazzata ora che l’hanno messa su Prime (perché va bene tutto, ma buttare 8 euro per questo film sarebbe stato proprio un peccato). La trama è davvero inconsistente, una porcheria da quattro soldi: il giovane Seiya si presta a combattimenti illegali per sbarcare il lunario, durante uno di questi però emette un “potere” che non passa inosservato. Viene così prelevato da Sean Bean e portato dalla giovane Sienna, che altri non è se non la reincarnazione della dea Atena, che lo convince ad addestrarsi per diventare il cavaliere di Pegasus e poter così diventare la sua guardia del corpo personale. Sulla sua strada però c’è Famke Janssen e il suo imbarazzante seguito di cyborg. Le armature sono davvero fiche e gli effetti speciali decisamente notevoli (soprattutto per quanto riguarda il cosmo, i poteri, i colpi e compagnia bella). Il resto è una porcheria e… indovinate un po’? Sean Bean muore pure in questo film! Talmente brutto che non vedo l’ora di vedere il seguito.
•½
Il Giardino delle Vergini Suicide (1999): “Non sapevo davvero di voler diventare una regista finché non ho letto The Vergin Suicides e ho visto così chiaramente come doveva esser fatto”, disse all’epoca Sofia Coppola, che esordì dietro la macchina da presa con questo cult incentrato su cinque sorelle e il ricordo delle loro morti. Interessante è il modo in cui, dietro un’atmosfera da coming of age e una fotografia calda, piena di promesse e nostalgia (ispirata alle immagini della periferia di Tokyo del fotografo giapponese Takashi Homma), si nasconda in realtà una vicenda cupa, agghiacciante, coperta da cumuli di tempo, polvere e ricordi, raccontata da un gruppo di uomini, adolescenti all’epoca dei fatti, che non sono mai riusciti a togliersi dalla testa le cinque sorelle. Così come tanti adolescenti dell’epoca non sono più riusciti a togliersi dalla testa la Kirsten Dunst più maliziosa e affascinante mai vista in un film. Un bellissimo esordio, lo trovate su Mubi.
•••½
Harakiri (1962): Era da molto tempo che sentivo parlare di questa pietra miliare diretta da Masaki Kobayashi e morivo dalla voglia di vedere questo film. Racconta la storia di un ronin (un samurai senza padrone, come mi ha insegnato da ragazzino il film Ronin di Frankenheimer) che chiede di commettere harakiri all’interno del maniero di un signore feudale locale, cogliendo l’occasione per spiegare gli eventi che lo hanno spinto a chiedere la morte. Inizialmente mi sembrava un film molto statico, seppur vivo nei continui flashback utilizzati, con i personaggi costantemente seduti a raccontare la vicenda. Poi nell’ultima mezzora la storia cambia totalmente registro, mettendo splendidamente in tavola tutte le intenzioni del regista, sottolineando l’ipocrisia e la falsità dell’ordine costituito, facendosi gioco delle strutture sociali basate su onore e reputazione. 62 anni di età per un capolavoro commovente e pieno di emozioni, che non smette un istante di sorprendere. Attualmente è il film con la media-voto più alta su Letterboxd (4.68 su 5, basata sulla valutazione di quasi 5000 utenti).
••••½
C’è Ancora Domani (2023): Come detto prima per il film di Miyazaki, anche quello di Paola Cortellesi l’avevo già visto alla Festa del Cinema e l’ho rivisto nei giorni scorsi, apprezzandolo di più alla seconda visione. Resto della mia idea che il finale sia stato raccolto senza alcuna semina nei due atti precedenti e non ho amato molto la deriva da musical sulle note della splendida A Bocca Chiusa di Daniele Silvestri, ma mi rendo conto che sono dettagli su cui si può passare tranquillamente sopra, a maggior ragione davanti a un film ben scritto, ben interpretato, pieno di ironia ma anche di scene che ti gelano il sangue. Molto contento per il grande successo che ha avuto. Bello.
•••½
Le Luci della Sera (2006): Potevo cominciare l’anno nuovo senza un altro film di Aki Kaurismaki? Ovviamente no. Chiusura della cosiddetta “Trilogia dei Perdenti”, anche questo film di quasi vent’anni fa mostra l’inconfondibile cifra stilistica del regista finlandese: i personaggi dei suoi film sembrano muoversi tutti nello stesso universo (e in un certo senso lo fanno). Una guardia giurata viene ammaliata dall’affascinante pupa di un boss della mala, che inganna l’uomo per poi incastrarlo. Colori primari a non finire (fotografia del solito grandioso Timo Salminen), romanticismo, tenerezza, lavori precari, grande dignità. Tutto ciò per cui si ama Kaurismaki e, anche se hai costantemente l’impressione di vedere sempre lo stesso film, più o meno, riesce a regalarti ogni volta qualcosa di nuovo per affezionarti irrimediabilmente ai suoi personaggi. Lo trovate su Mubi.
•••½
Onibaba (1964): L’altra sera mi sono imbattuto in un video in cui Willem Dafoe parlava di questo film giapponese di Kaneto Shindō come di uno dei suoi film preferiti in assoluto. Preso da grande curiosità e scoperto che era disponibile in hd su YouTube (in originale con sottotitoli in inglese), mi sono subito messo a guardarlo. Durante la guerra, in un enorme campo di canne, due donne sbarcano il lunario uccidendo i soldati disertori e rivendendo i loro beni in cambio di cibo. Nel momento in cui la più giovane delle due si innamora del vicino di casa, reo di aver abbandonato alla morte il figlio della più anziana, gli equilibri cambiano e la vegliarda tenterà qualunque cosa pur di far desistere la nuora, apparizioni demoniache comprese. Primissimi piani, fotografia quasi espressionista, il tutto immerso in una natura spaventosa, dove l’enorme campo appare inquietante in ogni scena (soprattutto durante le fughe notturne della ragazza). Un dramma basato su sesso e paura, che si trasforma lentamente in un sorprendente horror, grazie anche ad un finale che sembra veramente un incubo a occhi aperti (“Non sono un demone, sono un essere umano!”). Bellissimo.
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